I motivi di competizione tra Italia e Francia sono innumerevoli: la "cuginanza" con i transalpini incarna perfettamente quel concetto di "parenti serpenti" che persino il divo Cesare ha dovuto amministrare: dalle guerre galliche alla dottrina Mitterand, passando per Napoleone e la seconda guerra mondiale, i rapporti tra Italia e Francia sono tipicamente quelli che si possono intrattenere con un cugino stretto: intensi e duraturi, ma poi ognuno a casa propria.
La partita di sabato degli Azzurri contro gli All Blacks ha mostrato un teorema rigidamente euclideo: l'Italia del rugby è, c'è poco da dire, forte con i forti e debole con i deboli. Il plauso per la meravigliosa prestazione degli Azzurri, che hanno giocato "il primo tempo più bello della storia", va necessariamente contestualizzato: giocare a quel livello contro i primi al mondo, i Tutti Neri, non è da tutti e nessuno dei 75mila dell'Olimpico avrebbe sperato in una prestazione del genere.
Non so se vi è mai capitato di incontrare un maori nei pressi del Colosseo: la cosa fa abbastanza impressione, anche in virtù del fatto che il suddetto maori si chiama Ma'a Nonu ed è anche un All Black (che significa, fisicamente parlando, molto molto ma molto grosso). Battute a parte, il clima che si respira a Roma in questi giorni è quello di una città pronta a ricevere gli 80mila del rugby in uno stadio Olimpico tutto esaurito (roba che nemmeno "ar derby"), sintomatico del grande spettacolo che ci si aspetta. di Rugbycale
Il Centro Polisportivo Iseo, a Milano, era cosa di 'ndrangheta; nell'incredulità meneghina di chi ancora non può credere alla dura realtà, e cioè che la mafia investe e taglieggia anche la ricca Milano, un anno fa un incendio doloso di chiaro stampo mafioso negò quegli impianti alla cittadinanza.
A guardare il banner che compare sui siti radicali e in particolare di Radio Radicale per segnalare la nascita delle applicazioni per Android e IPhone, scopriamo quali cambiamenti sono intervenuti negli ultimi decenni. “Il mondo radicale nelle tue mani”, recita lo slogan: un “concessionario esclusivo” e controllato attraverso cui passeranno tutte le informazioni relative ai radicali. di Luigi O. Rintallo
Domani il XV dell'Italrugby affronterà a Brescia gli enormi frigoriferi tongani nel primo dei tre test-match di quest'inverno; una sfida che, sono molti a chiedermelo in questi giorni, parrebbe già chiusa ma che in verità nasconde insidie e pericolosità non da poco per i nostri azzurri.
Campo de' Fiori è una delle più belle piazze di Roma che purtroppo, sotto i severi ma liberi occhi della statua del filosofo Giordano Bruno, diventa spesso teatro di vere e proprie scene di guerriglia alcolica, cui nessuna amministrazione è stata in grado di porre rimedio: divieto di vendita degli alcolici dopo le 23, coprifuoco, copertura dell'intera piazza da parte della forza pubblica, agenti in borghese, Digos, ordinanze del sindaco, ordinanze del Municipio I; tutti provvedimenti rivelatisi inutili tentativi di marginalizzare il problema.
A dirla tutta, del processo Errani non ci interessa gran che. Però sul modo in cui si usano i denari pubblici nelle autonomie locali, qualcosa da dire forse ci sarebbe. Dunque le cose sono andate così...
Di Radicali Italiani o dei Radicali Italiani? La questione non è di lana caprina, come potrebbe sembrare ai più sbadati, e ritorna frequentemente quando si leggono le corrispondenze giornalistiche sull’universo che gira intorno a Marco Pannella. Basta infatti una vocale in più o in meno per marcare le differenze o fare confusione.
E' iniziato il "mese coi baffi": Movember. Come potete notare ho deciso di dare un taglio alla barba che solitamente popola (ogni altro termine è inappropriato) la mia faccia: sono cresciuto nel mito di mio padre, dei miei zii, ho sempre vissuto con "barbuti" vicino e, almeno per quanto mi riguarda, la barba è un segno distintivo.
Il rugby, si dice, è formato da due gruppi distinti di persone: coloro i quali trasportano il pianoforte (gli avanti) e coloro i quali lo suonano (i trequarti). Mi è stato chiesto perchè una volta i rugbysti erano, in larga parte, uomini un po' in sovrappeso, brutti e ignoranti, insomma dei giganti dal cuore buono (mica tutti) pronti ad incornare anche un muro se fosse stato necessario. mentre quelli di oggi sono degli adoni dal fisico pazzesco.