E' iniziato il "mese coi baffi": Movember. Come potete notare ho deciso di dare un taglio alla barba che solitamente popola (ogni altro termine è inappropriato) la mia faccia: sono cresciuto nel mito di mio padre, dei miei zii, ho sempre vissuto con "barbuti" vicino e, almeno per quanto mi riguarda, la barba è un segno distintivo.
Che diavolo c'entra questo con il rugby? Molto, a dire la verità. Movember (un insieme delle parole "moustache" e "november") è un progetto nato alla fine del secolo scorso (il '900, che avete capito teste di legno?!), quando un gruppo di giovani australiani ha ideato, una notte del 1999 in un pub di Adelaide (i paesi anglosassoni vivono molto la vita sociale dei pubs) una goliardica iniziativa: farsi crescere i baffi nel mese di novembre.
Niente di stupido, per carità: l'obiettivo era raccogliere i fondi (i partecipanti inizialmente erano 80) da devolvere in beneficienza alla RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals); già l'anno successivo altri 30 ragazzi si erano uniti all'iniziativa che, a quel punto, cambiò rotta: la crescita di baffi divenne il pretesto annuale per aumentare la consapevolezza degli uomini in merito al cancro alla prostata e alla depressione maschile.
L'iniziativa ha preso talmente tanta forza che, nel 2004, è stata creata la Movember Foundation, una charity internazionale di raccolta fondi per la ricerca proprio sul cancro alla prostata in Australia e Nuova Zelanda; nel 2007 l'iniziativa sconfina dal sud pacifico: Irlanda, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Stati Uniti, Israele, Sud Africa.
Lla Fondazione è arrivata a raccogliere, nel 2010, ben 174 milioni di dollari in tutto il mondo, non senza difficoltà: nel 2007 nello Scottish College di Wellington (Nuova Zelanda) gli studenti dell'ultimo anno dotati di baffi vennero minacciati dall'amministrazione del college di non avere accesso agli esami finali causa "peluria" sotto il naso e, sempre nello stesso anno, il tabloid australiano Today Tonight accusò la Fondazione di spendere male il denaro raccolto.
Polemiche a parte, e qui entra in gioco il rugby, l'iniziativa si è espansa a macchia d'olio, un vero e proprio tsunami partito dall'Australia ed arrivato in tutti i continenti nel giro di pochissimi anni (e senza social network, almeno inizialmente): merito proprio della palla ovale; quando alcuni nazionali australiani cominciarono a farsi crescere i baffi proprio a novembre, l'emulazione dei tifosi, e dei compagni, fu massiccia.
Oggi anche in Europa, se chiediamo ad un qualsiasi giocatore di rugby il perchè dei suoi baffi novembrini, di fronte a cotanta peluria ci sentiremo rispondere orgogliosamente: Movember! Un'iniziativa che, tradotta al femminile, si chiama Mo Sistas e solidarizza con i maschietti al motto "donne mettetevi un paio di baffi" e "fate l'amore con un uomo coi baffi".
Il rugby ha dimostrato, per l'ennesima volta, di saper cogliere le debolezze dell'uomo (nell'accezione proprio maschile del termine) rendendole punti di forza, un po' come è in campo: la paura, l'imbarazzo, i preconcetti culturali fallocentrici che portano la maggior parte degli uomini a non parlare, a negare a loro stessi i problemi più "intimi" vengono abbattuti, frantumati, placcati decisamente da un semplice paio di baffi portato con zelo, con audace forza interiore.
Ed è proprio Movember il mese in cui la baffuta nazionale italiana incontrerà, in tre test-match invernali, i baffuti frigoriferi tongani a Brescia il 10 novembre, gli spaventosi baffoni Tutti-Neri a Roma il 17 e i canguri baffuti australiani il 24 novembre.
Insomma, basta farsi crescere i baffi (e registrarsi su movember.com) per mostrare a tutti che no, non abbiamo paura di parlare di prostata, di tumore alla prostata, di depressione: un tocco di originalità bohemienne, un accento poetico posto sopra le labbra, proprio lì in mezzo alla faccia; se indossate tutti i giorni una cravatta, una camicia, una maglietta con il logo della vostra azienda, se ogni giorno esibite il vostro biglietto da visita, per tutto il mese di novembre potrete dire a tutti, senza proferir parola, che non avete timore di parlare di prostata e che, anzi, quei baffi parlano proprio di quello: del vostro essere uomini. Uomini di Movember.