La partita di sabato degli Azzurri contro gli All Blacks ha mostrato un teorema rigidamente euclideo: l'Italia del rugby è, c'è poco da dire, forte con i forti e debole con i deboli. Il plauso per la meravigliosa prestazione degli Azzurri, che hanno giocato "il primo tempo più bello della storia", va necessariamente contestualizzato: giocare a quel livello contro i primi al mondo, i Tutti Neri, non è da tutti e nessuno dei 75mila dell'Olimpico avrebbe sperato in una prestazione del genere.
Non solo gli avanti, che hanno giocato una partita magistrale portando spesso all'errore i diretti avversari neozelandesi (che in mischia chiusa hanno mostrato molta fatica), ma anche i trequarti questa volta sono assolutamente non criticabili: certo, nonostante le forze fresche in campo nel secondo tempo, la tenuta degli Azzurri dopo 65 minuti da leoni ha dovuto necessariamente cedere alla pressione della marea nera, che con impressionanti accelerate ha imposto negli ultimi 15 minuti un ritmo di gioco insostenibile per chiunque.
Il rugby mostrato dal XV azzurro è stato assolutamente di primo livello: pochi errori (la touche resta decisamente il punto critico dei nostri nazionali), palloni di qualità e ritmo sostenuto hanno prodotto un gioco divertente e spettacolare, spesso efficace anche contro "gli imbattibili" campioni del mondo, come nell'azione (decisamente poco rocambolesca e molto ben congeniata) che ha portato alla meta azzurra nel primo tempo, accolta con un boato assordante dallo Stadio Olimpico strapieno, il secondo meraviglioso spettacolo della giornata.
Una squadra cresciuta e in crescita, che si prepara con accortezza e pragmaticità ai test match, investendo la voglia di giocare e le peculiarità del team e producendo un rugby divertente, concreto e, finalmente, non più quei classici "80 minuti di sofferenza"; gli All Blacks, che già avevano mal digerito quel quarto d'ora 'nero' a San Siro nel 2009, hanno dovuto rendere tutti gli onori al piccolo Davide azzurro che, seppur capitolato sul finale stremato dagli onorevoli sforzi, ha acciaccato e sorpreso il gigantesco Golia.
L'ItalRugby è decisamente cresciuta: i giovani si comportano magistralmente dentro e fuori dal campo mentre i più "anziani" mettono a disposizione un know-how immenso, pioneristico per certi versi, oltre ad un cuore sportivo meravigliosamente grande: è questa la forza del XV azzurro, che ora dovrà concentrarsi sui Wallabies australiani per poter poi tirare le somme.
La nota stonata (è proprio il caso di dirlo), è quella Katia Ricciarelli che sbaglia le parole dell'inno, cosa che ha fatto piuttosto ridere; una risata trasformata in commozione quando il pubblico dei 75mila, noncurante, ha continuato nel suo canto facendo da "gobbo" alla cantante distratta.