Il Centro Polisportivo Iseo, a Milano, era cosa di 'ndrangheta; nell'incredulità meneghina di chi ancora non può credere alla dura realtà, e cioè che la mafia investe e taglieggia anche la ricca Milano, un anno fa un incendio doloso di chiaro stampo mafioso negò quegli impianti alla cittadinanza.
Quando il prefetto Gian Valerio Lombardi chiuse l'area nel marzo 2011, restituendola poi in settembre alla municipalizzata MilanoSport, la 'ndrangheta della Madonnina non la prese benissimo: l'incendio della palestra, il furto di cinquemila litri di gasolio, l'allagamento dovuto alla manomissione notturna dei rubinetti resero chiaro che con il clan Flachi (che ha gestito per anni il traffico di droga nei quartieri Comasina e Bruzzano) c'era ben poco da scherzare.
Le assunzioni al Centro Iseo, le scelte amministrative, le forniture, il catering, tutto era in mano al clan calabrese dei Flachi, legato al clan Coco Trovato (che investe nel lecchese nell'"economia bianca", sopratutto in imprese del movimento terra): il Centro, confiscato e riassegnato alla comunità, rappresenta oggi l'antimafia milanese.
Nell'ultima giornata del primo "Festival dei beni confiscati alle mafie" centotrenta bambini di 10 ed 11 anni, divisi in sette squadre, hanno placcato la paura della mafia dimostrando che, ancora una volta, il rugby può rappresentare la molla per un cambiamento anche nella lotta antimafia contro la 'ndrangheta.
Il torneo organizzato dalla storica società Amatori Rugby Milano ed AsR Rugby, sostenuto anche dagli assessori Chiara Bisconti, Pierfrancesco Majorino e Marco Granelli, ha decretato che il Centro Polisportivo Iseo è "territorio di conquista" dei bambini del rugby meneghino, pronti a fermare la mafia con la fratellanza e l'umanità del rugby.
Lo sport nobile per eccellenza, animato nel suo terzo tempo dai panini di Lorenzo Tetti (il paninaro di Città Studi divenuto uno dei simboli della lotta al racket a Milano dopo l'incendio che ha distrutto il suo furgone alle spalle del Politecnico e del campo d'allenamento della Grande Milano Rugby) ha dimostrato ancora una volta la mitopoiesi del coraggio sportivo tradotta in fratellanza ed unità, nel contrastare il fenomeno più bestiale e criminale d'Italia: la mafia.
La legalità ovale di chi guarda l'avversario in faccia prende il sopravvento sulla criminalità organizzata delle intimidazioni meschine, a Milano come a Reggio Calabria, a Catania come a Treviso, dimostrando che i mezzi uomini della 'ndrangheta nulla possono contro la forte dignità del rugby, sport di legalità e di trasparenza, duro come la vita e per questo più forte della morte: gli spalti gremiti del Centro Polisportivo Iseo, divenuto da presidio di 'ndrangheta a simbolo di lotta civica, dimostrano che l'unità può scacciare la paura, che la squadra infonde quel coraggio che manca al singolo, la forza per affrontare le prepotenze che hanno garantito al quartiere anni di abbandono.
Il rugby aiuta così lo Stato a sconfiggere la 'ndrangheta, con la forza e la voglia dei suoi bambini, con la dottrina sportiva dell'onestà, dell'amicizia e della fratellanza: cosa non da poco in una città che, ancora troppo spesso, nega a se stessa la realtà mafiosa che la corrode.