In certi casi, nel dubbio, si grida al complotto. Per i 5 Stelle è un classico. Complottisti quando erano all'opposizione, figuriamoci ora che sono al governo. E il pasticcio infinto sul "Decreto dignità" ci offre conferma.
A proposito di sprechi, se c'è un comparto bisognoso di essere razionalizzato per renderlo produttivamente più efficiente ed economicamente meno costoso questo è senza ombra di dubbio alcuno quello dei ministeri, la cui pletorica forza lavoro, volgarmente detta dei ministeriali, nel tempo è assurta a simbolo non proprio positivo degli eccessi di burocrazia e parassitismo della Pubblica Amministrazione.
L'idea pare non sia nuovissima. Il Capocomico l'aveva già espressa qualche tempo fa. Ora la rispolvera in ossequio a quel vezzo tanto in voga di spararne almeno una al giorno per mantenere caricare la cosiddetta base in subbuglio.
E' diventato un classico. Di questo passo finirà che le uscite quotidiane di Matteo Salvini verranno quotate dai bookmakers britannici. Ogni giorno ce n'è una. Ieri i migranti e le Ong, oggi i rom, domani Saviano, senza trascurare la strizzatina d'occhio agli evasori fiscali, mentre un menzione speciale alla Legge Fornero ci sta sempre bene. L'ultima fresca di giornata è dedicata ai vaccini...
Parafrasando, purtroppo questo ministro degli Interni dobbiamo tenercelo. E pure a furor di popolo. Matteo Salvini detta infatti inesorabile l'agenda e tutti appaiono impotenti a rimorchio. Perché parla alla pancia degli italiani. O, peggio, forse lui stesso si è fatto pancia.
Sulla vicenda Luigi Di Maio ha parlato di equivoco. Come di equivoco si deve parlare probabilmente per buona parte di chi ha scelto il 4 marzo la presunta banda degli onesti quali soggetti del “cambiamento”.
Perché da loro, i grillini, “chi sbaglia paga”. Da loro, dice Di Maio, “per cose così gravi la presunzione di innocenza non esiste”. Il che, va detto, è coerente con l'indole manettare che li contraddistingue...
Spesso la normalità, l'ovvio, o ciò che dovrebbe essere tale, diventa rivoluzionario. Per esempio, dovrebbe in teoria essere scontato che gli autori di un programma di approfondimento politico si scelgano liberamente tempi, modi e criteri delle cosiddette ospitate in tv, senza lasciarsi dettare le regole dai responsabili della comunicazione dei partiti. Invece, da qualche tempo a questa parte è in uso esattamente l'andazzo contrario.
Danilo Toninelli è una delle menti “migliori” della prima covata grillina, se è vero che scalando le posizioni oggi si ritrova capogruppo al Senato del M5S. Più che per le apparizioni continue alle spalle di Luigi Di Maio nelle dichiarazioni di rito post consultazioni, in queste settimane si è distinto per la sua capacità di "massima concentrazione", di cui ha voluto informare tutti postando una memorabile foto sui social network. Ma non contento...
Abbiate pazienza. Si sta – come dice Luigi Di Maio – “scrivendo la storia”. O, meglio, lo storytelling, che preserva il linguaggio della propaganda che ha illuso gli elettori, svuotandolo però dei contenuti conosciuti.
A un certo punto qualcuno avrebbe pure scommesso su Domenico De Masi ministro di un ipotetico governo Di Maio. Non è stato così. In linea con quanto andava sostenendo, il Professore si è mantenuto sempre “neutrale”. Ha fatto solo lo studioso, incuriosito da un fenomeno straordinario - “un movimento che in 5 anni raggiunge il 30%, con un leader di 31 anni” - che “per un sociologo è come il passaggio di una cometa per un astronomo”. di Antonio Marulo