Alla fine è sempre colpa di B., anche quando toglie il disturbo. Tant'è che ti vien voglia di solidarizzare, pur se a malincuore. Questo grazie a Marco Travaglio, che vive – immaginiamo – momenti difficili, drammatici, in attesa di qualcosa che faccia saltare tutto, affinché non risulti vano l'enorme sforzo profuso in mesi di propaganda a favore dei grillini.
Bisogna dargli atto, hanno sempre la risposta pronta... Ammirevoli per come giustificano le proprie piccole o grandi magagne, sono bravi a dare la sensazione di essere i primi a credere davvero a cio che dicono, anche quando si rasenta il ridicolo. Le recenti uscite di Roberto Fico confermano questa indubbia qualità dei grillini, mostrata più volte nel tempo.
Tra le parole chiave della politica c'è “dialogo”, tornato di moda in questi giorni dopo mesi e mesi di intransigente campagna elettorale all'insegna dell'insulto. Il M5S ci fa oggi i conti, perché solo dialogando si possono raggiungere i numeri per governare.
A quanto pare sono durate meno del previsto le passeggiate romane di Roberto Fico. Avevano fatto pateticamente scuola tra gli altri esponenti politici nei giorni delle consultazioni e stavano un po' sfuggendo di mano.
Terminate le doverose celebrazioni del 25 aprile, il gioco delle consultazioni riprenderà con il secondo giro di giostra dell'incaricato esploratore. Roberto Fico dovrà verificare a che punto stanno le cose dopo le aperture a un accordo M5S-Pd. A giudicare da quanto accaduto dai minuti successivi alle dichiarazioni di Di Maio e Martina, l'ipotesi al vaglio resta peregrina.
A gingillarsi con due forni, però, si finisce per scottarsi... di Luigi O. Rintallo
- Pd, l'alleanza suicida intervista a Biagio de Giovanni (da Il Dubbio)
Sì, con o senza Non, alla fine resta sempre L'Arena, nella quale ieri il conduttore ha fatto la parte del toro scatenato quando si vede sventolare sotto il muso il drappo rosso. Nell'occasione si discettava sul cavallo di battaglia dei tribuni televisivi, con tutto quel che consegue in termini di antipolitica che un certo tipo di dibattiti alimenta...
Che uno non valga uno è fatto acclarato da tempo. Non era invece così scontato che si arrivasse molto in fretta all'esatto opposto dell' "uno vale tutti", per giunta in barba a Grillo. Eppure così sembra, a leggere il nuovo regolamento del gruppo parlamentare grillino al Senato, che dà a Luigi Di Maio il potere di vita o di morte sugli onorevoli cittadini.
La prima non è venuta tanto bene. Farsi fotografare mentre si viaggia in autobus da Roma Termini ai palazzi del potere, oltre che banale propaganda, è stato maldestro e si è rivelato un boomerang.
Dieci piani di morbidezza, rotoli di convenienza? No, all' “impresentabile mela marcia” Andrea Cecconi è bastato strapparne un pezzeto, su cui firmare prima delle elezioni la rinuncia preventiva alla carica di parlamentare...
Il controverso e ambiguo rapporto dei grillini con il curriculum è noto a molti fin da quando Virginia Raggi omise il particolare delle frequentazioni nello studio Previti, per non rischiare l'esclusione nella "rigorosa" selezione della classe dirigente a 5 Stelle. Innocente dimenticanza, peccato veniale, si disse poi. Come quello – per venire a cose più recenti – della candidata “eccellente” di cui si millantavano trascorsi tedeschi nello staff di Angela Merkel.