In certi casi, nel dubbio, si grida al complotto. Per i 5 Stelle è un classico. Complottisti quando erano all'opposizione, figuriamoci ora che sono al governo. E il pasticcio infinto sul "Decreto dignità" ci offre conferma.
Sul banco degli imputati sono finiti i tecnici del Ministero dell'Economia e della Ragioneria Generale dello Stato, rei di aver avallato le stime dell'Inps sulla perdita di posti di lavoro – circa 8mila – che potrebbe derivare dall'applicazione della riforma sui contratti a termine voluta da Luigi Di Maio sotto la dettatura della Cgil.
Si tratta di una previsione tutta da verificare, secondo Tito Boeri addirittura ottimistica, inserita inopinatamente nella relazione tecnica che accompagna il fiore all'occhiello di questo complicato esordio grillino alla guida del Paese.
L'atto di autolesionismo – come è noto – ha innescato grosse polemiche, accrescendo l'insofferenza dei dioscuri contro chi non si allinea tra i cosiddetti burocrati ostacolando il “cambiamento”. Il Presidente dell'Inps è tra questi: nemico pubblico numero uno sul fronte Legge Fornero e migranti, non piace soprattutto a Matteo Salvini, che vorrebbe sostituirlo prima della scadenza del mandato al vertice dell'Istituto.
Nonostante il comune intento formale, qualche problema lo dà anche Giovanni Tria, non proprio in sintonia su tempi e modi di messa in pratica del programma economico sottoscritto con il famigerato “contratto”.
Ci vorrebbero infatti persone più “accomodanti” per concretizzare le tante promesse elettorali, facendo credere che tutto fili liscio. Ci vorrebbe un bel po' di quel “negazionismo economico” di cui parla oggi Boeri, per far andare in porto, qui e ora, reddito di cittadinanza, flat tax e abolizione della Fornero, senza scassare i conti dello Stato.
Un modo insomma ci sarebbe. Ce lo insegna la Grecia. E sappiamo pure com'è finita... (A.M.)
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