Tra le parole chiave della politica c'è “dialogo”, tornato di moda in questi giorni dopo mesi e mesi di intransigente campagna elettorale all'insegna dell'insulto. Il M5S ci fa oggi i conti, perché solo dialogando si possono raggiungere i numeri per governare.
Per cui, escluso Berlusconi, “male assoluto” (salvo poi pubblicare i propri capolavori “letterari” col gruppo Mondadori), tutti sono degni di sedere ora al tavolo con i grillini, compreso Renzi.
Ma tra Pd e 5 Stelle non sarà comunque facile venirne a capo, visti i trascorsi particolarmente burrascosi. In caso di una clamorosa svolta positiva, bisognerà anche trovare il modo di spiegarlo all'opinione pubblica, bombardata da proclami tutt'altro che concilianti (raccolti in parte in un VIDEO del post.it).
Qualcuno, – chissà se già in Guatemala a svernare - dovrà anche giustificarlo a se stesso, dovendo decidere se mantenere o meno la promessa di lasciare il Movimento 5 Stelle, dopo l'accordo “con i responsabili della distruzione di questo Paese”. Mentre c'è chi si vedrebbe invece costretto – come De Luca - a rivedere la propria opinione sulle "tre mezze pippe” : “il Di Battista, il Luiggino Di Maio, il Fico”.
Quest'ultimo, dal canto suo, ha già fatto passi temerari da gigante, esplorando da Presidente della Camera l'ipotesi d'intesa con “il pericolo pubblico numero uno del Paese”. Quando, poi, non sappiamo, se la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, si sia già ravveduta sugli “gli schifosi, i mafiosi, le merde...”.
Nondimeno, Matteo Renzi dovrà dotarsi di una bella faccia tosta, se dovesse ritornare sui propri passi. A proposito dei 5 Stelle, il leader di fatto del Pd disse che “il tempo dei pagliacci è finito”. Ecco, magari! (red.)
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