Quindi Scalfari fra due mali preferirebbe ciò che noi umani non avremmo mai osato ipotizzare... Vale a dire, nel caso, meglio Berlusconi al governo che Di Maio. Tutto questo mentre debutta la nuova "Repubblica", con tanto di carattere Eugenio in omaggio al Fondatore.
Dunque Alessandro Di Battista non farà parte del prossimo Parlamento. Ha deciso di non ricandidarsi. La scelta ha provocato inevitabili illazioni più o meno dietrologiche che non ci sembra il caso di cavalcare, in mancanza di riscontri. Piuttosto limitiamoci a considerare quanto annunciato dal diretto interessato.
Pare che sull'orientamento della terza età si giochi l'esito del prossimo voto. Ce lo suggerisce Berlusconi in questi giorni di martellamento a beneficio delle generazioni più in là con gli anni. E visto che stiamo al cospetto di un comprovato fuoriclasse delle campagne elettorali, forse la cosa va presa sul serio. Del resto, l'Italia è tra le nazioni più longeve e la questione anziani occuperà indubbiamente l'ordine del giorno del nostro futuro.
Tra una gaffe e l'altra qualcuno ha persino dubitato del suo livello di preparazione culturale. E chi ha esagerato nel giudizio si è preso pure una querela. Sì, perché Alessandro Di Battista – checché ne dicano i tanto soloni del Belpease – è tutt'altro che ignorante...
La questione potrebbe apparire marginale o di lana caprina, se non costituisse un punto cardine della propaganda del M5S per marcare la differenza tra “noi” e “voi”. Per questo la stiamo seguendo con curiosità, man mano che ci avviciniamo al dunque elettorale...
E' partito il conto alla rovescia: tra 8 giorni, la “nuova” Repubblica. Primo testimonial di successo per il lancio della nuova versione del giornale fondato da Eugenio Scalfari è Lui. Potremmo dire, guarda caso è sempre Lui, il nemico di tante avventure: Silvio Berlusconi.
Ormai ne fa una dietro l'altra. Si è perso il conto. Dai congiuntivi, alla geografia, dalla storia all'utilizzo a sproposito delle locuzioni latine..., la serie di perle si allunga.
È tornato Berlusconi. E, allora, perché no Prodi? Destra e sinistra sembrano così appese alle loro vecchie glorie per tenere assieme i cocci e non consegnare l'Italia ai grillini. Ma se Berlusconi è già protagonista fra le due ali estreme e apparentemente inconciliabili, Prodi fa il prezioso e dice di non volerne sapere, mentre si lascia andare al pessimismo su un Paese che considera "sull'orlo del baratro".
Forse ha ragione Marco Travaglio, quando lamenta l'evidenza eccessiva che la maggior parte dei media danno alle notizie di reato riguardanti gli esponenti del Movimento 5 Stelle, diversamente da quanto si fa per i politici appartenenti ad altri partiti.
Il post-voto siciliano ci regala la coda polemica sui cosiddetti impresentabili che ha tenuto banco in tutta la campagna siciliana. I 5 stelle ne hanno fatto il proprio cavallo di battaglia prima e anche dopo le elezioni, a loro dire “contaminate dai signori delle preferenze”...
Matteo Renzi non poteva credere a tanta grazia ricevuta. Perché tra le poche cose certe prima del voto in Sicilia c'era l'imminente tracollo del Partito democratico. Per questo il cosiddetto duello televisivo con Di Maio costituiva l'occasione irripetibile per uscire dall'angolo mediatico in cui sarebbe di qui a qualche giorno finito.