Spesso la normalità, l'ovvio, o ciò che dovrebbe essere tale, diventa rivoluzionario. Per esempio, dovrebbe in teoria essere scontato che gli autori di un programma di approfondimento politico si scelgano liberamente tempi, modi e criteri delle cosiddette ospitate in tv, senza lasciarsi dettare le regole dai responsabili della comunicazione dei partiti. Invece, da qualche tempo a questa parte è in uso esattamente l'andazzo contrario.
Per questo ha fatto notizia lo scatto d'orgoglio della conduttrice di Omnibus su La7, Gaia Tortora, che ha scelto (era ora) di fare volentieri a meno dei rappresentanti della nuova maggioranza di governo, in particolar modo quelli di sponda grillina, rifiutandosi di rispettare il cosiddetto “Codice rocco”, da Rocco Casalino.
I “soggetti del cambiamento” lo avevano di fatto imposto, chiedendo e ottenendo i servigi della “libera” stampa di regime in questi lunghi anni di campagna elettorale, con interviste singole senza contradditorio o confronto con le parti avverse, da studio col bravo presentatore, o dalle piazze con tifo al seguito. Il tutto a beneficio della propaganda, con buona pace della dignità e della reputazione di una professione a giusta ragione impopolare in Italia.
Sarà interessante ora seguire l'evoluzione della storia che vede protagonisti i campioni del giornalismo nostrano alle prese con i nuovi frequentatori della stanza dei bottoni. E' probabile che l'intemerata di Gaia Tortora resti un caso isolato e non abbia il seguito auspicato.
Ce li vedete, infatti, tanto per citarne alcuni, Giovanni Floris – campione del genere -, il tribuno Massimo Giletti o il narciso maratoneta Mentana rinunciare per principio a un tête-à-tête con Luigi laqualunque Di Maio? Lecito dubitare. (A.M.)
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