Parafrasando, purtroppo questo ministro degli Interni dobbiamo tenercelo. E pure a furor di popolo. Matteo Salvini detta infatti inesorabile l'agenda e tutti appaiono impotenti a rimorchio. Perché parla alla pancia degli italiani. O, peggio, forse lui stesso si è fatto pancia. Le parole d'ordine sono note a proposito degli immigrati: hotel a 5 stelle, pacchia, crociera... E poi sui rom si vince facile.
Qualche giorno fa scrivemmo del giudizio sui francesi che compatta gli italiani. Esattamente come accade da sempre con l'etnia nomade, che invece di “nomadare” - come inventa Giorgia Meloni – stanzia e attira su di sé l'odio della ggente con due g.
I sondaggi parlano chiaro, il leader della Lega piace in modo trasversale. Conquista voti virtuali facendo leva, come si usa dire, sulla paura e il rancore che domina una società abbrutita e in perenne ricerca di un capro espiatorio. Su certi temi le posizioni bollate come “buoniste” non fanno quindi presa. Sono minoranza nel Paese. E le categorie di un tempo usate dall'opposizione per contrastare questo sempre più comune sentire appaiono sterili e ammuffite.
Anche su questo fronte urge quindi rivedere e mettere in discussione tutto. Si tratta di fare un lavoro arduo che ha bisogno di tempo. Partendo dall'autocritica per le politiche fallimentari che evidentemente hanno prodotto lo stato dell'arte e ci hanno donato il governo Lega-5Stelle a trazione salviniana.
Limitarsi a evocare il pericolo del ritorno al fascismo serve a poco. Anzi, in una nazione con scarsa visione del futuro e dalla memoria corta, certi insulti - “fascista!” - rischiano beffardamente di suonare come un complimento. (A.M.)
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