Non si è spenta ancora l'eco delle polemiche sul candidato “scroccone” Dessì, ed ecco spuntare il caso di altri due sacerdoti dell'onestà colti a razzolar male sui rimborsi. Il fatto non sarebbe di per sé clamoroso e così grave, se non toccasse uno dei cavalli di battaglia antipolitica su cui si fonda la propaganda grillina...
L'hanno pure definito fin troppo generosamente “cattivo maestro”, con eccessiva considerazione per le sue presunte capacità di fare scuola. Piuttosto, Matteo Salvini si fa solo interprete di un certo luogocomune sentire...
Trattati come un Mugello qualsiasi. Nel collegio di Bologna “la rossa” non ci stanno dormendo, probabilmente. Questa volta non c'è però da votare Antonio Di Pietro, che ottenne il passi rosso-toscano per entrare in Parlamento, dopo aver terminato il "compito" di Mani pulite.
Meno male che c'erano le paludi. Altrimenti non ci sarebbero state le bonifiche, divenute poi la carta jolly da giocarsi per riabilitare in qualche modo il Ventennio. Perché anche “cose buone” furono fatte allora. O no?!
Par condicio è un noto “ossimoro” della politica italiana, che in campagna elettorale diventa un serio fastidio per gli addetti ai lavori dell'informazione radiotelevisiva.
Beppe Grillo inizia oggi la nuova “avventura straordinaria di liberazione, di mente, di fantasia, di utopie, di sogni, di visioni”. Andrà “in cerca di folli, di artisti,... dei punti di vista, ma di idee”, perché... è “stufo delle opinioni”. Stufo quindi del Movimento 5 Stelle, del giocattolino che ha creato con Gianroberto Casaleggio e che forse gli è sfuggito di mano.
Nel 1994 la storica “discesa in campo” per salvarci dai comunisti. Nel 2018 l'inaspettato ruolo da protagonista per evitare la iattura di una «una setta assolutamente pericolosa, pauperista, ribellista, giustizialista, che distruggerebbe l'Italia e gli italiani». In mezzo più di ventennio di attività come “imprenditore prestato alla politica”, che ha imparato però presto i segreti del mestiere...
Va detto, cabarettisticamente parlando se ne sentiva l'assenza. Beppe Grillo non ha deluso nel suo ingresso ufficiale nella campagna elettorale, in occasione della presentazione dei simboli alle prossime elezioni. Il M5S ne avrà uno tutto nuovo, senza il nome del capo-comico, segno dei tempi e della nuova fase “adulta” e sempre più ambigua, confermata dalla nuova retromarcia fresca di giornata sulle “alleanze con chi ci sta” ipotizzate a più riprese da Luigi Di Maio.
Sarebbe curioso conoscere dal diretto interessato quanto apprezzi davvero l'ardito accostamento. Il confine fra l'offesa e complimento, quando si viene paragonati ad Andreotti, è infatti piuttosto labile e dipende dai punti di vista. Nel caso di Salvini, non c'è dubbio che Giulia Bongiorno abbia voluto affibbiare al leader della Lega una bella medaglia al valore. In particolare quella della concretezza, che al cosiddetto “Divo” non mancava.
C'erano una volta le tribune di Jader Jacobelli. I politici rispondevano alle domande di una schiera di inviati delle diverse testate, incluse quelle di partito oggi pressoché sparite, invitate per l'occasione a rotazione secondo criteri più o meno lottizzati.
Si dice, rischiando il luogo comune, che cambiare idea sia sintomo di intelligenza, di apertura mentale, disponibilità al dialogo e al confronto ...e bla bla bla. Bene. Attenti tuttavia a non abusare..