È finita – dice Beppe Grillo - l'epoca del Vaffa, resta più che mai quella delle parole a casaccio rimangiate al momento opportuno e e secondo convenienza. Di questo il Movimento dalla doppia morale ci ha abituati e quindi non ci stupisce. Per questo gli sviluppi del caso di scuola Emanuele Dessì fa parte del come volevasi dimostrare...
In teoria è una di quelle notizie ghiotte da Fatto quotidiano, col personaggio noto sbattuto in prima pagina e a nove colonne, grazie a sentenza mediatica passata in giudicato. E invece no. Qualche volta anche Marco Travaglio e Peter Gomez sanno stupirci per sobrietà e discrezione nel dare certe informazioni, diversamente dalla solita gogna.
Dunque l'effetto Raggi ci sarebbe stato. Almeno a Roma, dove si è potuto toccare con mano la qualità della classe dirigente del Movimento 5 Stelle. I media la presentano più o meno così, dando conto del calo di consensi grillini di circa 4 punti percentuali nel voto parlamentare e del 13% nel voto Regionale, rispetto al primo turno delle elezioni comunali.
Altro che incapaci, incompetenti e antisistema, nel M5S si intravede il nuovo “grande partito della sinistra moderna”. Parola di Eugenio Scalfari, che aveva drammaticamente aperto la crisi d'identità del gruppo editoriale della famiglia De Benedetti, quando ammise di preferire Berlusconi a Di Maio, ma che a 36 ore dal voto si è messo già in prima fila sotto il carro grillino. Ma non è il solo...
Il fermo immagine di Benedetto Della Vedova di +Europa vale più di ogni parola e sintetizza alla perfezione il risultato elettorale visto da centrosinistra. Anche sul piano personale, al sottesegratario agli Esteri del governo Gentiloni è andata male nel suo collegio. Pur fallendo la soglia del tre percento, alla vigilia data come molto probabile, missione compiuta, invece, per gli altri 3 "cavalieri dell'Apocalisse" dell'anomala lista elettorale.
Tutto si può dire di Emma Bonino, compreso qualche parolina di biasimo per la scelta elettoralistica del 4 marzo, tranne che non abbia il coraggio di andare controcorrente. Dal nome +Europa, quasi una bestemmia di questi tempi, alle politiche sull'immigrazione e l'accoglienza, la linea di questa campagna elettorale ha seguito infatti sentieri impervi, noncurante della vulgata demagogica e populista prevalente.
In attesa del botto finale annunciato per giovedì, i primi nomi di un ipotetico governo monocolore pentastellato non possono che lasciar delusi quanti contavano sulla carta jolly della lista dei ministri diffusa da Luigi Di Maio.
Marco Travaglio preferisce il M5S. Se si recherà alle urne, è intuibile a chi darà il suo voto. Ça va sans dire, direbbero in Francia. Non è una sorpresa, infatti, dopo settimane di campagna elettorale sfacciatamente pro-grillina nei talk tv di La7, senza considerare il 'Fatto quotidiano'.
A quanto si apprende, il “Lucano dell'anno” ed eccellentissimo candidato in Basilicata del M5S, Salvatore Caiata, è oggetto di indagini per riciclaggio, in relazione alla sua attività imprenditoriale a Siena e dintorni.
A distanza di decenni, qualcuno aveva immaginato per l'eroe Mundial un posto in un'altra squadra, quella dell'ipotetico governo a 5 Stelle, di cui si attende con curiosità la formazione prima del voto.
Fare politica costa, eccome. Invece, da anni ci vogliono far credere che si possa fare a meno dei denari e ci raccontano la favola sul parlamentare francescano, come diceva Grillo dal resort di lusso in Kenia. A maggior ragione, in momenti di crisi, ci hanno detto pure che bisogna dare il buon esempio, rinunciando al vitalizio, o donando metà dello stipendio a fondi per le piccole e medie imprese. Ma poi...