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16/11/24 ore

Piove, aboliamo i vitalizi!



Sì, con o senza Non, alla fine resta sempre L'Arena, nella quale ieri il conduttore ha fatto la parte del toro scatenato quando si vede sventolare sotto il muso il drappo rosso. Nell'occasione si discettava sul cavallo di battaglia dei tribuni televisivi, con tutto quel che consegue in termini di antipolitica che un certo tipo di dibattiti alimenta.

 

Questa volta, però, Massimo Giletti non aveva messo in conto le provocazioni di Italo Bocchino sui lauti stipendi Rai a spese del contribuente. Ne è scaturito un succoso spettacolo per gli amanti del genere “rissa televisiva”, con la partecipazione straordinaria di un'altra nota star dell'urlo catodico, tale Daniela Santanchè.

 

Al di là del lato tragicomico della commedia, che qui tralasciamo, vale la pena sottolineare un altro aspetto emerso nel corso del programma domenicale di La7, che ci è più utile alla comprensione dell'approccio che va per la maggiore in tema di abolizione dei vitalizi (divenuta intanto, a furor di demagogia, il nuovo “piove, governo ladro”).

 

In particolare, lasciano senza parole le bizzarre obiezioni all'evidenza di una riforma che cozza col principio costituzionale dell'irretroattività. Giletti e la sua fidata spalla, Klaus Davi, hanno in sostanza richiamato la necessità che la politica dia il buon esempio, anche calpestando i diritti (e/o privilegi) acquisiti (purché riguardino solo i parlamentari).

 

A sentirli, i due, pare sia legittimo che un principio costituzionale possa in taluni casi essere superato da una altro principio evidentemente ben più sacrosanto nella "terza repubblica" di Luigi Di Maio. Stiamo parlando di un fantomatico principio di “realtà”, al quale ci si è riferiti più volte nell'esagitato botta e risposta tra gli ospiti in studio.

 

La realtà di cui si parla – immaginiamo - sarebbe quella di chi soffre per la crisi economica, di chi perde il lavoro e che non vedrà pensione...eccetera eccetera. Una realtà che necesiterebbe tuttavia di ben altre risposte e non di un contentino a sfondo elottoralistico, vendicativo e consolatorio da mal comune, per giunta in spregio allo stato di diritto. (A.M.)

 

 


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