A un certo punto qualcuno avrebbe pure scommesso su Domenico De Masi ministro di un ipotetico Governo Di Maio. Non è stato così. In linea con quanto andava sostenendo, il Professore si è mantenuto sempre “neutrale”. Ha fatto solo lo studioso, incuriosito da un fenomeno straordinario - “un movimento che in 5 anni raggiunge il 30%, con un leader di 31 anni” - che “per un sociologo è come il passaggio di una cometa per un astronomo”.
Pur avendo condotto su commissione tre ricerche, che pare abbiano ispirato la parte di programma sul lavoro e reddito di cittadinanza, De Masi non ha mai augurato ai grillini di andare al governo. Piuttosto, immaginava per loro un radioso futuro nei panni di “nuovo partito comunista che faccia opposizione per 40 anni”. E invece - come lo stesso dice oggi al vecchio e caro Manifesto, “è il giorno più nero per la sinistra italiana", con l'Italia "dal 46 a oggi mai così a destra”.
Come sta succedendo ai tanti che da sinistra hanno dato lustro e prestigio alla propaganda di Grillo e Casaleggio, si tratta per De Masi di un brusco ritorno alla realtà. Di se stesso, passando da un talk tv all'altro in questa lunga stagione elettorale, una volta disse: "di come agisce il Movimento 5 Stelle non si è interessato nessuno. Credo di essere l'unico intellettuale incuriosito da queste persone per cercare di capire...”
Evidentemente gli è sfuggito qualcosa. Tanto è vero che oggi, a proposito della possibile alleanza Di Maio-Salvini, afferma: “i soldi per le promesse fatte non ci sono. Faranno le scelte simboliche a costo zero. Cambieranno la nostra antropologia. La lega si mangerà i Cinque stelle, serve un'opposizione militante...”. Alé!
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