L'hanno pure definito fin troppo generosamente “cattivo maestro”, con eccessiva considerazione per le sue presunte capacità di fare scuola. Piuttosto, Matteo Salvini si fa solo interprete di un certo luogocomune sentire.
Lo sa fare, cavalcando meglio di altri l'onda delle paure, dell'intolleranza e del cattivo senso che monta in Italia, per farsi portatore di istanze nemmeno più tanto latenti in ampi strati della società.
Lo fa meglio dei 5 Stelle, che sul tema immigrati si barcamenano con il loro ambiguo ambidestrismo arraffa ovunque; lo fa in maniera differente da Berlusconi, che segue ormai lo stile del “padre della patria”, tuttavia sempre attento a dove soffia il vento.
Più efficace dei sodali Fratelli d'Italia, che su alcuni temi sembrano la volgare imitazione e non l'originale, Salvini ha scavalcato a destra persino Forza Nuova, facendo proseliti tra ferventi estimatori di Hitler; tanto che Roberto Fiore è corso ai ripari, così minacciato sul proprio terreno, mettendosi con decisione dalla parte dell'attentatore Luca Traini...
A chi lo attacca, il leader della Lega non dà soddisfazione. Sceglie in questi giorni la solita strategia dell'elusione: perché la questione “non merita risposta”. Se necessario, rilancia con i consueti slogan, ribaltando magari lo schema. Perché ciò che per molti è un'offesa, per lui può diventare un complimento.
Si pensi, ad esempio, a quando lanciò con fierezza il blog “il Populista”. Lo slogan accattivante recitava: “Libera la bestia che c'è in te”. Per l'appunto, come a Macerata... (A.M.)
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