Tutto si può dire di Walter Veltroni, tranne che non sappia uscire di scena, nei modi ma soprattutto nei tempi. La sua vita pubblica di politico è infatti costellata di passi indietro al momento giusto. Fin da quando lasciò, non proprio in buone acque, la direzione dell’Unità per lanciarsi nell’avventura prodiana dell’Ulivo.
Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Riccardo Nencini hanno presentato ieri la loro “Carta d’intenti”, con i 10 punti programmatici dell’alleanza per il governo. Ad alimentare le polemiche è stato il mancato riferimento al governo Monti – o perlomeno alla sua “agenda” – nel manifesto, unito all’apertura sui matrimoni gay e al nuovo attacco di Vendola contro i nemici mortali incarnati dal “populismo e dal liberismo” (anche se la più evidente espressione di populismo sembra proprio essere questa offensiva indiscriminata contro il demone del liberismo, in toto).
Alla fine, le linee guida per le Primarie decise all’ultima Assemblea nazionale del Pd sono diventate legge valida per tutto il centrosinistra; o meglio, il centrosinistra formato con gli alleati che si è scelto il partito di Bersani, vale a dire: Sel di Vendola e il ramo socialista (fra i tanti della diaspora post Craxi) che fa capo a Nencini. Il terzetto di segretari ha così firmato la Carta d’intenti e il regolamento in dieci punti.
Con il coinvolgimento del proprio segretario regionale, anche l’Idv di Di Pietro è finito nell’occhio del ciclone per quella che sarebbe da definire “la razzia istituzionalizzata” attuata nel consiglio della Regione Lazio. A conferma che la battaglia giustizialista e moralista deve fare i conti con la realtà interna del partito, fatta anch’essa, checché se ne dica, di scandali e interventi della magistratura.
Come il Presidente della Provincia di Roma Zingaretti abbia fatto la sua scelta di candidarsi alla Regione Lazio ce l'ha voluto spiegare meglio un militante della base del Pd romano e forse risulterà più chiaro sintetizzare aiutandoci con le parole di Antonio Polito sul Corriere Roma dell 5 ottobre scorso...di Andrea Spinelli Barrile
Aprite un giornale qualsiasi oggi, troverete quattro notizie principali. Prima. Il responsabile dell’assessorato alla Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato con l’accusa di aver comprato voti dalla ‘ndrangheta. Avrebbe acquistato un pacchetto di 4.000 preferenze, decisivo per la sua elezione con 11.217 voti nelle regionali 2010, pagando 200.000 euro (50 euro a voto).
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