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23/12/24 ore

M5S, a Ferrara l'adunata dei delusi di Grillo


  • Ermes Antonucci

Domenica scorsa, a Ferrara, si è tenuto il raduno dei cosiddetti epurati grillini, cioè quegli esponenti del Movimento 5 Stelle che, avendo avanzato critiche sulla direzione centralistica e a tratti antidemocratica del duo Grillo-Casaleggio, sono stati puntualmente allontanati per mano del vertice stesso.

 

L’incontro dal titolo “Democrazia Partecipativa Interattiva” è stato convocato da Valentino Tavolazzi, il consigliere comunale grillino di Ferrara espulso lo scorso febbraio, con un minipost di Grillo sul blog, per aver violato “il non-Statuto” del Movimento. Per comprendere la gravità – dal punto di vista dei meccanismi democratici – di tale “epurazione”, basta pensare che ancora oggi, a distanza di mesi, Tavolazzi è ancora lì ad interrogarsi su quale articolo del tanto sbandierato Statuto avrebbe infranto, ovviamente senza ricevere alcuna risposta.

 

Con Tavolazzi anche Giovanni Favia, il consigliere regionale del M5S in Emilia Romagna, ormai noto per il suo fuori-onda in cui accusava Casaleggio di essere la vera mente del Movimento e il responsabile dell’assenza interna di democrazia. Anche Favia ricevette la sfiducia lapidaria, e immotivata, di Grillo, ma il sostegno di parte della base. Presenti anche gli attivisti grillini di Cento, in provincia di Ferrara, diffidati dall’usare per sempre il simbolo del Movimento dopo aver sostituito il simbolo ufficiale con il logo “uno vale uno” per chiedere chiarimenti in merito all’allontanamento di Tavolazzi.

 

Così, nonostante la discussione di domenica sia stata incentrata sulla possibile adozione della piattaforma Liquid Feedback – con la presenza, non a caso, anche di esponenti del Partito Pirata – l’impressione più diffusa è stata, per la natura degli ospiti, quella di un’adunata di scontenti e ribelli, che si organizzano per portare avanti un progetto riformatore del Movimento. Nessuna scissione, ma una manovra interna di rinnovamento del partito-non partito di Grillo.

 

Lo stesso concetto di “espulsione” viene dagli ospiti rifiutato: “Noi siamo dentro il M5S, non ne siamo mai usciti - ha spiegato durante il convegno Tavolazzi -. Questo concetto lo abbiamo già chiarito. Beppe è proprietario del simbolo, può darlo e toglierlo, ma non è certamente il proprietario del movimento. Noi siamo dentro perché da anni lavoriamo fianco a fianco con gli altri gruppi, non ne siamo mai usciti e quindi la parola reintegro a noi dice poco".

 

Quasi in risposta al raduno dei delusi, Beppe Grillo in uno suo intervento di domenica ha scritto: “Chi grida Forza Grillo!, come una volta si gridava Viva Zapata o Pancho Villa non ha capito che è lui e solo lui l'artefice di un possibile cambiamento. Non deve votare per il MoVimento 5 Stelle, ma per sé stesso e se non rischierà nulla, se farà il guardone della politica nell'attesa di un nuovo vincitore, l'Italia rimarrà il Paese pietrificato degli ultimi 150 anni. E lui, come cittadino, non conterà mai uno, ma zero, il numero che contraddistingue chi resta alla finestra, chi non si impegna per la società in cui vive”.

 

Ma paradossalmente, proprio all’interno del movimento che vorrebbe rivoltare la politica e risvegliare la società civile, la logica dei cittadini che valgono “uno” non sembra funzionare. Erano gli stessi grillini di Cento, prima di essere espulsi, ad affermare: “Uno vale uno, questa è la regola del Movimento che deve prevaricare. Ma in questo preciso momento c’è uno nel Movimento che vale più degli altri e tutto questo non lo condividiamo”.


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