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15/11/24 ore

Assemblea Pd evita la rissa, mandato a Bersani per le regole su Primarie di coalizione


  • Ermes Antonucci

L’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, oltre alla deroga all’articolo 18 dello statuto, che permetterà a membri del partito diversi dal segretario di candidarsi (Renzi su tutti), ha votato il documento che stabilisce le regole di massima delle primarie.

 

Gli emendamenti che chiedevano la registrazione all’albo degli elettori nel primo turno e in un posto diverso dai gazebo, duramente criticati da Matteo Renzi (assente e “in giro con il camper senza simbolo del Pd” come ha fatto notare una stizzita Bindi) sono stati ritirati. A Bersani è stato dunque assegnato il compito di discutere delle regole di voto con i partiti alleati.

 

Ma aldilà della sterile discussione sulla natura di queste regole – per la dirigenza utili alla “trasparenza”, per i renziani un ostacolo alla loro ascesa – dal discorso di questa mattina del segretario Bersani qualche contenuto politico è emerso. Innanzitutto l’affermazione della necessità di una svolta europea contro la crisi in corso (“È di questo che bisogna parlare non dell’agenda Monti o dell’agenda Bersani”), che arriva all’indomani della presentazione della nuova direttiva europea che impone alle pubbliche amministrazioni di pagare le merci e i servizi che hanno acquistato entro 30 giorni. Un chiaro esempio di come l’Europa possa svolgere un ruolo fondamentale nella ripresa dell’economia (circa 90 miliardi i debiti della P.A. italiana verso le imprese), aiutando i governi a superare la propria incapacità nel risolvere questioni delicate.

 

In secondo luogo il riferimento al governo Monti: “Noi prenderemo il meglio dell'esperienza del governo Monti – ha dichiarato Bersani – ma nel pieno sviluppo di una fisiologia democratica e politica che è un diritto anche un dovere per l’Italia”. Una conferma della volontà di portare avanti i punti principali dell’agenda Monti, ma attraverso una leadership di natura democratica. E ancora, non di poco conto, gli accenni alla Tobin tax (“La tassazione sulle rendite finanziarie non è solo uno sfizio dell'Unità, la vogliono in tanti, a cominciare da altri Paesi come la Francia”), alla legge anticorruzione, con una sorta di invito alla fiducia (“Il governo ha messo la fiducia tante volte che una in più...”), alla legge elettorale (“Vogliamo collegi e non preferenze”), al profondo bisogno di trasparenza e di moralità (“Ricordo a tutti che noi abbiamo avuto dei guai seri, c'è arrivata anche la magistratura”). Isolate proposte e considerazioni, che hanno dovuto cedere il passo all’accesa discussione sulle regole da adottare nelle primarie.

 

Primarie sinora ancora prive di reali contenuti politici e di confronti programmatici. L’impressione è che, se i candidati non daranno presto una svolta al dibattito, gli elettori sapranno fino all’ultimo dettaglio cosa fare per recarsi ai gazebo, ma non avranno idea di chi votare.


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