Un decesso ogni due giorni, un suicidio ogni cinque: sono 140 i detenuti morti negli istituti di pena italiani da inizio anno, in 50 hanno preferito la morte a questa lenta, ma indefessa, strage di Stato. E' un'urgenza, quella della riforma della giustizia che, come ha recentemente ribadito, dopo mesi di silenzio, il Capo dello Stato (anche se non nelle forme auspicate di un messaggio alle Camere), non può più essere rimandata, ritardata, elusa e a sillabare a gran voce le parole 'amnistia', 'indulto', pare non siano più solo e unicamente i Radicali di Torre Argentina.
“Ho sempre seguito con molto interesse e con amicizia le iniziative di Marco Pannella, specialmente sui temi come la pena di morte e le carceri – ha dichiarato ai microfoni di RTL 102.5 il titolare del Ministero della Cooperazione e dell'Integrazione, Andrea Riccardi – Il mondo carcerario italiano è in condizioni di disumanità, servono provvedimenti di clemenza”.
Per il ministro, nonché fondatore di quella Comunità di Sant'Egidio che tanto si è prodigata insieme ai radicali e a Nessuno tocchi Caino nella battaglia all'Onu per la moratoria sulla pena di morte, è inevitabilmente necessario assumere il coraggio di mettere in pratica soluzioni precise per risolvere una situazione diventata ormai “insopportabile”: “Mi chiedo perché – spiega – dobbiamo sempre lasciare al presidente della Repubblica la responsabilità di dover fare questi interventi, e non siamo noi stessi a proporli, su questi temi c'è una responsabilità dei partiti”.
E anche gli avvocati, durante il congresso di Trieste, hanno deciso di denunciare l'inerzia di Governo e Parlamento, dichiarandosi pronti a scioperare: “Nelle carceri, a causa dell’impressionante sovraffollamento, 21.285 detenuti in più rispetto ai 45.688 posti disponibili, non solo non si garantisce il principio costituzionale del fine rieducativo della pena, ma nemmeno il diritto alla salute, visto che non sono assicurate le più elementari norme igieniche e sanitarie”. (red.)
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