Come il Presidente della Provincia di Roma Zingaretti abbia fatto la sua scelta di candidarsi alla Regione Lazio ce l'ha voluto spiegare meglio un militante della base del Pd romano e forse risulterà più chiaro sintetizzare aiutandoci con le parole di Antonio Polito sul Corriere Roma dell 5 ottobre scorso: "Con l'abnegazione appresa alla scuola del Pci, quando i «quadri» non obbedivano alle ambizioni personali ma agli ordini del partito, Nicola Zingaretti ha pronunciato giovedì il suo sì. Sarà il candidato del Pd al posto che fu di Renata Polverini, e difficilmente fallirà l'obiettivo."
Secondo Polito, quindi, la scelta di Zingaretti è stata eterodiretta dal partito; e fin qui non ci sarebbe nessuna grossa sorpresa, se non fosse che l'attuale Presidente della Provincia avrebbe preferito di gran lunga candidarsi al Campidoglio piuttosto che alla Pisana.
La Regione Lazio è un ginepraio: le ultime tre amministrazioni sono state travolte da scandali (Storace con il Laziogate, Marrazzo con il Sexgate e Polverini con il vero vaso di Pandora della partitocrazia, nella Regione dal deficit record, un'emergenza rifiuti trentennale, una sanità pubblica in stato di abbandono, i servizi inesistenti ed infiltrazioni mafiose un po' dappertutto.
Lo scandalo dei fondi pubblici emerso recentemente in Regione era noto da tempo alle tesorerie (Pd compreso, che in silenzio oggi trema per gli sviluppi possibili) e Zingaretti avrebbe preferito di gran lunga correre per la poltrona di sindaco; eppure nel Pd la "scelta", il cambio di obiettivo, era già noto almeno dal 27 settembre scorso (la notizia è giunta il 4 ottobre): cosa è successo nel frattempo?
È successo che l'uomo forte del Pd nel Lazio, il segretario regionale Enrico Gasbarra (quadro in Telecom, ex Dc, vicesindaco con Veltroni ed ex Presidente di Provincia), oggi dalemiano di ferro, avrebbe preferito "invitare", o meglio "far pressione", su Nicola Zingaretti affinché rinunciasse alla corsa capitolina (il ruolo di Roma Città metropolitana accentrerà molti poteri al Comune, compresi quelli della Provincia che verrà abolita) per candidarsi, senza primarie, alla Presidenza di Regione (la cui influenza è in fase di ridimensionamento).
Gasbarra avrebbe avuto così campo libero per candidarsi alle primarie (se queste verranno fatte) per la poltrona di sindaco. L'idea sarebbe partita da Massimo D'Alema che avrebbe "suggerito" al segretario regionale di "consigliare" a Zingaretti un cambio di obiettivo, pena il "trattamento Bonino" in un'eventuale campagna elettorale per il Campidoglio (un sostanziale boicottaggio del partito, come fu per Emma Bonino nel 2010, che ricevette 1,5 milioni di euro per la campagna elettorale a fronte dei 5 garantiti all'esponente che la precedette, Piero Marrazzo).
Zingaretti si sarebbe così fatto due conti, decidendo di optare per la Regione Lazio e di porre così un freno alle sua corsa per le scale del Campidoglio.
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