A volte bastano le parole giuste per ridare speranza a chi l'ha persa. Il presidente della Regione Liguria, Toti, da parte sua, ne ha trovate due, “astensione benevola”, per definire l'atteggiamento che Forza Italia potrebbe assumere nei confronti di un governo Lega-M5S.
A caldo hanno fatto un po' i gradassi, spingendo per nuove elezioni subito. Passata la nottata, si è insinuato in loro il fondato dubbio che il voto a metà luglio possa essere davvero una passeggiata trionfale, viste le incognite sull'affluenza alle urne in piena stagione balneare.
Ce l'hanno messa tutta, loro. C'hanno provato, dicono. Ma non c'è stato nulla da fare, lamentano. Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono quindi trovati concordi sullo sbocco finale: campagna elettorale.
C'era d'aspettarselo. Dopo 60 giorni di nulla, perse le speranze di sedere da protagonisti a Palazzo Chigi, nello spazio di poche ore, il M5S si riposiziona in modalità vaffa.
Partiamo da un numero di qualche giorno fa, strombazzato su qualche media nazionale: il M5S sale al 34%, secondo le intenzioni di voto degli italiani sondate da quel furbacchione di Piepoli. Sarà realistico? Chissà...
Due settimana fa si diceva di un Mattarella che non voleva farsi incastrare nella melina dei partiti e che per questo aveva forzato la mano con i cosiddetti incarichi mirati, uno per parte. L'operazione non è riuscita in pieno. Perché il tempo non è mai abbastanza. Ne serve sempre altro.
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