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16/11/24 ore

M5S-Lega, ma la pacchia è finita per loro



A pochi giorni dall'insediamento del nuovo governo è un tourbillon di proclami, come se si fosse ancora in campagna elettorale. Non poteva essere altrimenti. Per i fatti ci vuole tempo e non si possono pretende immediati miracoli, benché siano stati promessi oltre ogni ragionevole misura.

 

Tuttavia, non si era forse mai assistito a un inizio così loquace da parte dei protagonisti di una neonata compagine governativa. Anche mentre il presidente del Consiglio si incaricava di dare conto delle linee programmatiche in Parlamento non sono mancate le esternazioni di ogni genere da parte innanzitutto dei due presidenti reali di questo esecutivo bicefalo. Ma non solo. Ogni ministro si è sentito in dovere di dire la propria, talvolta andando oltre le competenze: per smentire, chiarire, specificare sui temi caldi in agenda.

 

Un'innaristabile girandola di dichiarazioni spesso contraddittorie ha così invaso i media, con l'effetto di accrescere quel senso di incertezza già ben presente. Dietro i fiumi di parole, una malcelata ansia da prestazione ha preso il soppravvento, nella consapevolezza, si può immaginare, che ben poco potrà essere tradotto in azioni concrete di quell'accozzaglia programmatica sottocritta dai due “contraenti”.

 

Intanto, la tornata amministrativa di domenica prossima ha nuovamente distolto l'attenzione dai fatti. Il supplemento di comizi sul territorio ha dato modo a Salvini e Di Maio di esercitarsi nella nobile arte della propaganda e degli annunci.

 

Matteo Renzi di annunci campò per tutta la luna di miele del suo governo, prima di essere smascherato. I “soggetti del cambiamento” corrono il rischio di seguire la stessa falsa riga, in attesa che capiscano di cosa si stia realmente parlando. Per ora si ha la sensazione che non sappiano da dove iniziare, al netto dei velleitari e semplicistici punti del “contratto”.

 

Si pensi, per esempio, alla Flat tax e alle problematiche ad essa connesse. O alla questione Ilva di Taranto, su cui si parte dalla posizione elettorale del M5S che ha battuto la grancassa sulla chiusura degli impianti. In proposito oggi Grillo è intevenuto per proporre una riconversione della struttura sul modello tedesco. Di Maio si è affrettato a frenare sulle “opinioni personali” del capocominco, avvertendo che non prenderà alcuna decisione prima di aver "incontrato le parti". O meglio prima di essersi fatto un'idea, che già avrebbe dovuto in parte avere. Il ministro del Lavoro non esclude “la continuità”. Quindi, l'opposto del propagandato. A conferma di quanto possano cambiare le posizione del “governo del cambiamento” e un'ulteriore prova che la pacchia è sì finita, ma per loro. (A.M.)

 

 


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