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16/11/24 ore

Salvini, l'incidente diplomatico e i punti di partenza



Se c'è una cosa che compatta gli italiani questa è il giudizio unanime sui francesi, che in tempi di pace si è consumato perlopiù al bar, fra una testata di finale e una scalata al Tour. Ma grazie all'inizio sprint di Salvini nei suoi primi giorni di governo, si è arrivati invece all'incidente diplomatico serio.

 

La Francia per la verità non ha fatto nulla per evitarlo. Ed ora si chiedono da lei le scuse, senza le quali saltano gli incontri al vertice già in programma: quello del ministro dell'Economia Tria con il suo omologo, previsto oggi e rinviato; quello del premier dimezzato Conte, che rinuncerà alla spedizione transalpina prevista venerdì, in mancanza di un atto di contrizione del presidente Macron o chi per lui, dopo le uscite infelici di ieri sulla vicenda Aquarius.

 

La nave con circa 600 disperati a bordo viaggia verso la Spagna, mentre nelle stesse ore un'altra nave, questa volta della marina italiana, giunge a Catania con più di 900 persone, quasi tutti eritrei. Una bel numero che va a ingrossare di colpo il bilancio degli sbarchi del mese di giugno, che comunque resta confortante e in netto miglioramento, confrontato con gli esodi più biblici del 2017. Ciò a conferma che la paventata invasione attualmente non c'è, grazie anche all'effetto Minniti, che ha dato i suoi frutti nei primi sei mesi del 2018, come ci dicono i dati diffusi dalla Unhcr.

 

E proprio qui sta il punto “dolente”, su cui il leader della Lega verrà atteso al varco, al netto dei negoziati per rivedere gli accordi sull'accoglienza tra i paesi europei. La propaganda ha infatti la sua efficacia, ma mostra nel tempo la corda, se non è supportata dai risultati.

 

Per Salvini il termine di paragone è quindi impegnativo. Per far meglio del suo predecessore, il neo ministro degli Interni pare voglia puntare deciso sull'obiettivo Ong e sul presunto profitto da queste ottenuto dal viavai a sud del mediterraneo. Nel contempo, cercherà di frenare o ridurre al minimo le partenza. Che poi è ciò che è stato fatto in questi mesi, stringendo tuttavia qualche “patto col diavolo” in terra libica, badando al sodo e ignorando totalmente le condizioni a quanto pare da lager in cui versano i rifugiati in attesa di partire per la “terra promessa”.

 

Resta ora da capire come si muoverà il Viminale sotto la bandiera giallo-verde. Salvini conta di andare presto in Africa. Immaginiamo per “aiutarli a casa loro”, come promesso senza spiegarcelo in campagna elettorale. Sarà interassante scoprire finalmente come... (red.)

 

 


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