Altro che incapaci, incompetenti e antisistema, nel M5S si intravede il nuovo “grande partito della sinistra moderna”. Parola di Eugenio Scalfari, che aveva drammaticamente aperto la crisi d'identità del gruppo editoriale della famiglia De Benedetti, quando ammise di preferire Berlusconi a Di Maio, ma che a 36 ore dal voto si è messo già in prima fila sotto il carro grillino.
Non è il solo. Sergio Marchionne - nel dubbio e per rispetto delle tradizioni della Casa piemontese - è stato pronto a non manifestare timori, ricordando che si è visto di peggio, seguito a ruota dai vertici di un'impavida Confidustria e da Marco Tonchetti Provera.
Intanto, immaginiamo che sia partito il riposizionamento nei luoghi simbolo dello sport più praticato nel post voto, a cominciare dai media. I maghi del vento sono a lavoro per fiutarne la direzione non sempre precisa, ma - a detta di Di Maio – inarrestabile.
«Non si può fermare il vento con le mani», ha infatti scritto il leader di Pomigliano d'Arco, in una lettera conciliante inviata al quotidiano 'La Repubblica', con l'auspicio che il giornalone ne assecondi la forza senza tante storie, cogliendo magari l'occasione per far pace col fondatore e padre nobile. (red.)
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