Un po’ come i venditori ambulanti, che nell’offrire la propria mercanzia sulle spiagge assolate volano alto con le quotazioni, tanto saranno costretti comunque ad abbassare il prezzo durante la contrattazione, Renzi e il suo governo la sparano grossa in sede di annuncio e di prima stesura delle “riforme”, per poi correggere il tiro lungo il faticoso iter legislativo.
Ad essere stati cacciati dal movimento non sono stati consiglieri locali o parlamentari eletti nelle file grilline, bensì semplici attivisti. Comunque, a ben vedere, non è la prima volta che accade. di Ermes Antonucci
Nella solita miscela esplosiva di grida, gag e slogan alla fine è pure spuntata una gru, per sollevare in cielo l'immagine del leader carismatico e far risuonare il suo verbo in lungo e in largo. Al Circo Massimo (mai location fu più appropriata) Beppe Grillo ha provato a risollevare l'animo del suo elettorato, ormai in visibile discesa di fronte alla clamorosa apatia della compagine pentastellata in parlamento. di Ermes Antonucci
Almeno Renzi s’è fatto un selfie con le ragazze della pallavolo. Il siparietto da buontempone rischia però di essere l’unica cosa per cui è valsa la pena andare a Milano. Perché il piano del Premier di portare il cosiddetto scalpo del Jobs Act al vertice europeo su lavoro e occupazione non è riuscito. di Antonio Marulo
Un terreno tossico. Mega-appalti. Racket, minacce al presidente di una ONLUS per i diritti umani e una montagna di spazzatura ricolma di rifiuti tossici in cui sguazzano bambini che si ammalano di leucemia. C’è quanto basta per scatenare non tanto l’intervento dell’Europa (basta con questo ottimismo dilagante), ma almeno il voyeurismo più perverso nel Gioco di Troni che si sta consumando al Campidoglio negli ultimi mesi. di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
«Per chi si dice di sinistra la difesa dell’articolo 18 è una questione di principio». E su questo principio, rivendicato con fiero cipiglio da Pierluigi Bersani, ieri è andato in scena l’ennesimo capolavoro mediatico di Matteo Renzi, vincitore assoluto in apparenza, malgrado le stilettate di Massimo D’Alema ( anzi, queste più sono pesanti, più diventano – anche quando sono pertinenti - un’arma a proprio favore, vista la reputazione del personaggio ormai inviso al genere umano di sinistra come un Berlusconi qualsiasi). di Antonio Marulo
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