Altri 10 parlamentari (9 deputati e un senatore) hanno abbandonato il Movimento 5 Stelle. Sono così 35 i grillini "fuoriusciti" dal movimento in poco meno di due anni: 17 alla Camera e 18 al Senato. Non avendo i numeri necessari per costituire un gruppo autonomo (20 deputati), a Montecitorio i transfughi costituiranno una componente del gruppo Misto dal nome Alternativa libera.
L'impressione che i "dissidenti liberi" hanno già dato, comunque, è ancora una volta quella di un brusco risveglio nella realtà dopo un lungo sonno, con l'improvvisa scoperta della presenza di gravi problemi di democrazia all'interno del movimento. "Ci hanno tolto le quirinarie, il sondaggio online per far esprimere gli iscritti - denuncia indignata Mara Mucci, una dei fuoriusciti -. C’è un caos studiato ad arte per imporre direttive dall’alto, sconfessando qualsiasi forma di autorganizzazione della base".
Come se, in altre parole, la questione delle decisioni calate in modo autoritario dall'alto non si fosse palesata sin dal primo momento in cui il M5S ha messo piede nella scena politica italiana, e come se il ridicolo reclutamento pre-elettorale dei futuri rappresentanti nelle istituzioni con manciate di voto online, rappresentasse invece - usando le parole di Mucci - un preziosissimo esempio democratico di "autorganizzazione della base".
Un paradiso della libertà che, nel sogno interrotto dei dissidenti grillini, sarebbe stato distrutto da un'inaspettata e fantomatica deriva verticistica (in realtà connaturata al funzionamento stesso del M5S pensato da Grillo). "Diciamo no a un direttorio nominato dall’alto e che sceglie per tutti, nel movimento si sono negati il dibattito e il pluralismo" - rincara la dose Gessica Rostellato, un'altra transfuga che s'accorge d'improvviso dell'assenza di democrazia nel movimento solo dopo cinque anni dalla sua nascita, e solo di fronte alla creazione di quel noto direttorio che in verità rappresenta solo l'ultimo elemento della tradizionale imposizione di prendere-o-lasciare dal duo Grillo-Casaleggio.
Insomma, la totale destrutturazione politica dei dissidenti pentastellati fa sì che i loro richiami attuali alla democrazia e alla libertà, dopo un lungo silenzio di comodo, appaiano quantomeno paradossali. Ma il varco più difficile che attende loro è ora quello dei fatti. Già, perché anche questa volta, nel motivare il proprio addio, i grillini ribelli hanno accusato "l’opposizione becera e casinista" e priva di proposta voluta da Grillo.
Si attende con fiducia, dunque, che gli ex-pentastellati, liberatisi dalle catene grilline, e dall'alto della propria amatorialità politica, ci dispensino proposte ed idee, appunto, "alternative" nel prossimo futuro. Nel frattempo il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, l'esponente più istituzionale del M5S, ha accusato senza giri di parole i fuoriusciti di essersi venduti a Renzi: "Ormai in questo momento, legata alla presidenza della Repubblica, c'è in corso una campagna acquisti. Evidentemente o c'è qualcuno che sa comprare bene o qualcuno che si vende per poco". L'ingenuità degli ex-grillini è palese, ma l'arroganza di chi elargisce giudizi morali e organizza feste dell'onestà è ancora peggiore.
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