Questa è "la stagione delle riforme che servono all'Italia", "un nuovo Rinascimento" è possibile. "Bisogna trasformare i rischi in opportunità, "c'è una finestra e un periodo di opportunità eccezionale e il ruolo dei politici è cogliere il momento…", perché il “futuro è oggi”. Il Matteo Renzi di Davos infonde il proverbiale ottimismo (che di questi tempi non guasta), dando fondo ai sui artifizi retorici, sfoggiati per l’occasione nell’ormai noto inglese a modello “the pen is on the table”.
Lo fa in una giornata importante e complicata per il suo governo, proprio mentre a Roma il patto del Nazareno abbandona definitivamente le tastiere dei retroscenisti politici per diventare un fatto conclamato come non mai in Parlamento; lo fa per ribadire la sua intenzione di procedere a testa bassa, superando gli ostacoli, magari sempre più a braccetto con Berlusconi.
Del resto, come ribadisce ai giornalisti che lo inseguono, “abbiamo promesso agli italiani che avremmo restituito orgoglio e speranza”. Quella speranza di non vedere “il paese come un museo”, perché - dice il premier - “la cultura è importante, ma vorrei dire ai miei figli che l'Italia è un laboratorio di esperimenti…".
Ma per diventare tale è necessario procedere spediti con le riforme strutturali. La prima di queste - secondo Renzi - è “la credibilità”. Quella credibilità perduta nei decenni e che lo spettacolo in scena in queste ore, tra “supercanguri” e psicodrammi democratici (nel senso del Pd), non aiutano tuttavia a riacquistare.
In gioco c’è la riforma della legge elettorale, cosiddetto Italicum, non proprio un capolavoro che potrebbe far rimpiangere il Porcellum; e nemmeno tanto urgente, stante la clausola di salvaguardia che ne rinvia l’applicabilità al 2016. Giusto in tempo - si dice - per completare l’altro grande pasticcio sul Senato che oggi ha provocato una gazzarra anche a Montecitorio, perché con un emendamento sono stati nuovamente introdotti i senatori a vita in una prima versione aboliti.
Non un bel vedere, insomma, che stona un po’ con le esortazioni auliche regalateci di primo mattino da Renzi. Non ce ne voglia, quindi, il presidente del Consiglio, se la sua dotta citazione al Forum di Davos, con la quale per altro ha dimostrato di saper coglier forse "l’attimo fuggente" ma non il senso, non ci fa pensare ai latini, tanto meno al poetico film del compianto Robin Williams. Piuttosto ci viene in mente il funambolo della parola, Alessandro Bergonzoni, e il suo “Carpe diem, trote gnam”!
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