L’Islanda è stato il primo paese al mondo a riscrivere la propria Costituzione in modo partecipativo, attraverso l’impiego di Internet e dei social network. Un esperimento che ha solleticato la fantasia di milioni di internauti. Eppure le cose, nonostante l’entusiasmo iniziale, non sembrano essere andate tutte per il verso giusto. di Ermes Antonucci
Dopo due anni di strage e migliaia di civili morti, il probabile uso di armi chimiche in Siria da parte del regime di Assad pare essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza nella comunità internazionale. Francia, Regno Unito e Stati Uniti si sono dichiarati pronti ad un intervento militare anche senza il via libera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ma la posizione italiana, nonostante la “ferma condanna” di un “crimine inaccettabile” espressa dal premier Enrico Letta davanti al primo ministro David Cameron, rimane ferma.
E' guerra civile in Egitto. Nel 'venerdì della collera', il giorno della rabbiosa rivolta indetta dai Fratelli Musulmani, sale la conta dei morti iniziata lo scorso mercoledì, quando l'esercito è stato autorizzato a reprimere brutalmente i manifestanti che dal 3 luglio scorso avevano dato vita a dei sit-in per chiedere il reintegro di Morsi.
Nel secondo trimestre dell’anno la New York Times Company, la società editrice dell’omonimo quotidiano newyorkese, è tornata in attivo grazie al forte aumento degli abbonamenti digitali (+40%), ora a quota 738mila. Si tratta di una notizia molto importante e che conferma ancora una volta quale sia tra i principali soggetti informativi mondiali la tendenza comune (e forse risolutiva) nell’affrontare la grave crisi del settore editoriale: far pagare le notizie online. di Ermes Antonucci
“Se proprio devo essere sincera, da quel 31 maggio io non ho dormito una notte” confessa davanti alle commissioni riunite Esteri e Diritti umani del Senato la titolare della Farnesina, Emma Bonino. La ministra, nel corso dell'audizione sul caso di Alma Shalabayeva - moglie del dissidente kazako, espulsa dall'Italia il 29 maggio scorso con la figlia di sei anni -, ha riferito sulla spinosa vicenda “con la serenità di chi non ha lesinato alcuno sforzo, con la sensibilità di chi, per passione e attività politica, ha fatto della tutela dei diritti umani la ragione di un'intera esistenza”.
Shalabayeva, la figlia Madina ringrazia Bonino
Comunicazioni al Senato sul caso Shalabayeva del ministro Bonino (testo integrale)
"Desidero ringraziare il Ministero degli Affari Esteri italiano per gli sforzi che ha fatto, e che continua a fare, nell''interesse di mia madre e mia sorella e sono anche consapevole dell''impegno personale del ministro Bonino, certa che sta facendo il possibile per trovare una soluzione diplomatica per il rientro di mia madre e di mia sorella''.
“Per quello che seguo in solitario e con grande attività dal 1° giugno, di fronte a istituzioni del Paese che continuavano a ripetere che era tutto regolare, la mia preoccupazione è stata difendere questa signora (Shalabayeva, ndr)”.
"Il 2 giugno, durante la Festa della Repubblica, dissi ad Alfano di seguire il caso Kazakistan di persona". In due colloqui con Repubblica e Messaggero, il ministro degli Esteri Emma Bonino racconta di aver informato il ministro dell'Interno e il premier Enrico Letta della vicenda Shalabayeva una volta venutane a conoscenza, il 31 maggio, quando la donna era già in Kazakistan.
Il Ministero dell’Interno revocherà il provvedimento di espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov prelevata e rimpatriata con la forza assieme alla figlia di sei anni in circostanze ancora poco chiare. Lo ha reso noto Palazzo Chigi, riferendo gli esiti dell’indagine annunciata il 9 luglio scorso dal presidente del Consiglio, Enrico Letta.
“Una figura miserabile” l’ha definita il ministro Emma Bonino. E in effetti la vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva e della piccola Alua, moglie e figlia del dissidente kazako Ablyazov, sta mettendo in profondo imbarazzo il governo italiano.
È ormai guerra civile in Egitto dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi da parte delle forze armate. Questa mattina circa 42 persone sono state uccise durante una manifestazione pro-Morsi davanti alla sede della Guardia repubblicana al Cairo. Secondo la versione dei Fratelli Musulmani (per i quali ci sarebbero anche 500 feriti), a sparare sarebbero stati i militari, mentre l’esercito riferisce di aver aperto il fuoco quando alcuni manifestanti hanno provato a fare irruzione nell’edificio.
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