59 corpi che bruciano, il futuro di un Paese tra le fiamme dell'odio. E' un'immagine raccapricciante quella degli studenti uccisi in una scuola secondaria di Buni Yadi, nello stato di Yobe, nord della Nigeria. Boko Haram, il gruppo islamista estremista che agisce seminando morte e terrore nel Paese africano, ha colpito ancora: bambini, ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, arsi vivi nel sonno, sgozzati nei propri letti, rincorsi fin nella boscaglia che circonda il collegio e uccisi a colpi d'arma da fuoco.
L'intero complesso scolastico, formato da 24 edifici, è stato raso al suolo dall'attacco pianificato e portato a termine contro un'istituzione rea di rappresentare la cultura occidentale, una cultura che è da rinnegare, combattere, da cui essere purificati, come si evince dal nome stesso dell'organizzazione terroristica, Boko Haram, che significa appunto 'L'educazione occidentale è peccato'.
Le giovanissime vittime della scuola di Yobe sono solo le ultime di un massacro che va avanti, in un crescendo di tensione, dal 2009, quando sono iniziati gli scontri tra l'esercito nigeriano e il gruppo, fondato nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf con lo scopo di creare uno stato islamico nel nord della Nigeria.
Nel Paese africano, la cui ricchezza economica si basa sul greggio, di cui la Nigeria è il maggior produttore nel continente, le regioni settentrionali sono prevalentemente islamiche mentre quelle meridionali, ricche di petrolio, sono a maggioranza cristiana. Boko Harama agisce nel nord del paese, dove nell'ultimo mese ha ucciso circa 300 persone.
A giugno, in un attacco contro un'altra scuola di Mamudo morirono 22 ragazzini; a settembre altri 40 studenti sono stati uccisi in un istituto agrario sempre nello stato di Yobe; una settimana fa invece, più di 100 persone sono state trucidate nel villaggio cristiano di Izghe, nello stato del Borno, sempre nel nord del Paese.
Il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, in un recente video ha fatto sapere di voler estendere la campagna militare dell'organizzazione nel sud della Nigeria: se anche qui il gruppo riuscisse ad agire indisturbato, mettendo in crisi la produzione petrolifera, sarebbe fortissima la pressione sul presidente Jonathan Goodluck, la cui azione finora quasi niente ha potuto contro le stragi del gruppo estremista.
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