Sotto il cielo di Kiev la battaglia, per ora, è finita. Esautorato dal parlamento il 22 febbraio, l'oramai ex presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovich, fuggito dalla capitale e dichiarato latitante, è indagato per “strage” a causa del massacro di piazza Maidan, epicentro della protesta europeista che ha sconvolto il Paese negli ultimi 3 mesi.
Dopo aver firmato un accordo con l'opposizione per mettere fine alla rivolta, Yakunovich, accusato di “uccisioni di massa”, ha abbandonato Kiev per rifugiarsi nell'est dell'Ucraina, sua roccaforte elettorale e regione filo-russa: l'ex presidente ucraino, che sabato ha cercato senza successo di lasciare il paese, si troverebbe ora a Sebastopoli, porto della Crimea e base della Flotta del Mar Nero della Marina russa.
La Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, rimossi diversi membri del precedente governo, ha intanto riadottato la Costituzione del 2004, ha indetto elezioni anticipate per il 25 maggio e ha nominato come nuovo presidente ad interim Oleksander Turchinov, filoeuropeista fedelissimo all'ex premier Julia Tymoshenko.
Quest'ultima, reclusa dall'ottobre del 2011 e condannata a sette anni di reclusione, è stata liberata in seguito all'approvazione parlamentare di una norma ad hoc che depenalizza il reato di 'abuso d'ufficio'.
Nel frattempo nella capitale ucraina è arrivata oggi Catherine Ashton, alto rappresentante dell'Ue, che incontrerà i protagonisti della rivolta ucraina per discutere con loro “del sostegno dell'Unione europea per una duratura soluzione alla crisi politica e delle misure per stabilizzare l'economia”.
L'Ucraina, infatti, a causa della profonda crisi economica in cui versa, necessita di urgenti finanziamenti: il paese, ha dichiarato in tv Turchinov, “sta precipitando nel baratro, è sull'orlo del default”. Il nocciolo della questione riguarda l'Occidente, chiamato ad elargire aiuti economici in grado di 'rimpiazzare' gli stanziamenti che la Russia ha elargito finora da novembre (circa 3 miliardi di dollari a fronte dei 15 promessi): l'Ue, insomma, come ha ricordato il commissario agli Affari economici europei, Olli Rehn, dovrebbe “indicare una chiara prospettiva per il popolo ucraino, che ha mostrato il proprio impegno per i valori del Vecchio Continente”.
E Bruxelles, in nome di un riavvicinamento con Kiev, si dice pronta a fornire assistenza finanziaria all'Ucraina “attraverso organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale. L'Ucraina deve nel frattempo fare i conti con la minaccia della secessione dei territori orientali del Paese, da sempre filorussi, e con Mosca, a cui il nuovo capo di Stato facente funzioni ha chiesto di “rispettare la scelta del popolo ucraino”.
La risposta russa, però, è stata quella di richiamare “per consultazioni” l'ambasciatore russo a Kiev: un gesto di protesta molto grave considerato nel linguaggio diplomatico come un preludio a una prodonda crisi internazionale.
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