Il presidente della Corte costituzionale egiziana, Adly Mansour, ha giurato come capo di Stato ad interim all'indomani della destituzione dell’ormai ex presidente Mohamed Morsi ad opera delle forze militari che hanno anche chiesto l’arresto di 300 esponenti del movimento dei Fratelli Musulmani.
La situazione egiziana diventa ora dopo ora più calda e instabile. Alle ore 16.30 (ora locale, 15.30 italiane) del 3 luglio è previsto il termine ultimo dell’ultimatum delle 48 ore voluto dalle forze militari egiziane e che ha definitivamente separato la posizione dell’esercito da quella del presidente Mohamed Morsi: a questo, in linea con la posizione dei 'Tamorod', i ribelli, è stato chiesto l’allontanamento dalla carica pubblica.
Oltre 14 milioni di persone occupano le piazze egiziane per chiedere le dimissioni del presidente Mohamed Morsi e nuove elezioni democratiche. Dall’inizio delle manifestazioni, secondo il ministero della Sanità, almeno 16 persone sarebbero rimaste uccise e i feriti sarebbero migliaia.
“Non voglio vivere in un mondo dove tutto quello che dico viene registrato”. Questo il messaggio del 29-enne Edward Joseph Snowden, dipendente della compagnia Booz Allen Hamilton, che grazie alle sue capacità informatiche si è reso protagonista di una fulminante carriera al servizio della National Security Agency (Nsa), la superagenzia per la sicurezza nazionale potenziata da George W. Bush all'indomani dell'11 settembre. di Francesca Garofalo
L’Unione Europea appare divisa sulla decisione di portare avanti il negoziato di adesione della Turchia nell’Ue, fermo da tre anni. Se Italia e Belgio sono favorevoli a continuare il processo di integrazione di Ankara, Austria e Olanda sono invece contrari, mentre la Germania prende tempo invitando a rimandare la questione di quattro mesi.
Un mare di persone (oltre un milione) ha invaso in questi giorni le strade delle principali città brasiliane: 300.000 solo a Rio de Janeiro. La situazione non accenna a calmarsi tanto che la Presidente Rousseff ha dovuto annullare la visita in programma in Giappone per indire una riunione di emergenza tra i ministri.
E' con “coraggio e determinazione” che il governo di Belgrado si è dato da fare per avviare un processo di riconciliazione regionale e di normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, instaurando quel dialogo che è “la priorità-chiave stabilita dalla commissione fin dal 2011 per poter avviare dei negoziati di adesione della Serbia alla Ue”.
“Niente di più che il tentativo di una minoranza di dominare la maggioranza”: così Recep Tayyip Erdogan ha definito le proteste che da oramai due settimane ha portato il suo popolo a scendere in piazza. Dal cuore verde di Istanbul, il Gezi Park, la scintilla del malcontento si è propagata nelle principali città turche e le fiamme della rivolta sembrano essere difficili da domare, nonostante il pugno duro del premier.
“Segheremo gli alberi di quel parco, saranno ripiantati in un altro posto”. Come se la rivolta in atto sotto il cielo turco affondasse le proprie radici unicamente nella terra di uno degli ultimi polmoni verdi di Istanbul, il Gezi Park. Ma così non è ed Erdogan lo sa bene.
Con la decapitazione di un cittadino pakistano che era stato riconosciuto colpevole di traffico di eroina, identificando il giustiziato come Wajid Ali Zarnoosh, giungono a 50 le esecuzioni praticate dall’inizio dell’anno in Arabia Saudita, in base ad un conteggio tenuto dalla AFP.
Il cemento divora gli alberi e con essi l'ossigeno. Erdogan divora la laicità, e con essa la libertà. Quarto giorno di scontri, in Turchia, e migliaia di cittadini continuano a riversarsi per le strade in diverse città del Paese. Quello che è chiaro, ormai, è che non è più - non è unicamente - la distruzione di uno dei pochi parchi rimasti a Istanbul ad aver innescato la rivolta dei giovani (e non solo), prontamente definita dalla stampa internazionale come la 'primavera turca'.
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