“Fermare il bagno di sangue” era la priorità, ma la tregua annunciata mercoledì sera da Victor Yanukovich al termine di un incontro con i capi delle opposizioni ha retto per poco più di dodici ore e, mentre conta i suoi morti, l'Ucraina si prepara alla guerra civile.
Stamattina sono ripresi gli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi nella capitale Kiev: la stampa locale parla di almeno 35 vittime, oltre alle 25 di ieri, e quasi 450 feriti, di cui 287 ricoverati in ospedale; gli insorti hanno preso in ostaggio una cinquantina di poliziotti, conducendoli in un edificio occupato mentre il palazzo della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, è stato evacuato per motivi di sicurezza; colonne di fumo, esplosioni e spari si registrano anche vicino al palazzo presidenziale e in altri edifici governativi.
Brucia, piazza Maidan, conquistata quasi completamente dai manifestanti che, con lanci di sassi e bottiglie molotov, hanno costretto i poliziotti ad arrestrare di oltre 200 metri. Nell'Ucraina occidentale, intanto, in almeno nove capoluoghi di regione i rivoltosi sono tornati a fare irruzione in diversi edifici pubblici, a occuparli e a darli alle fiamme.
Mentre il paese precipita nel caos, è iniziato – in una sede segreta e dopo esser stato annullato per motivi di sicurezza - l'incontro convocato d'urgenza tra il presidente Yanukovich e i ministri degli Esteri tedesco, polacco e francese. “Dirò che bisogna fermare la violenza, che è evidentemente inaccettabile – aveva dichiarato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, prima dei colloqui - Ci apprestiamo questo pomeriggio ad adottare sanzioni contro i responsabili della violenza”.
Si terrà infatti fra qualche ora il summit straordinario a Bruxelles per decidere quale sarà il prossimo passo dell'Ue: quest'ultima avrebbe già deciso di adottare sanzioni personali contro il presidente e gli uomini del suo entourage: l'Unione europea, ha sottolineato il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, durante una telefonata a Yanukovich, “è pronta a reagire fermamente a un ulteriore deterioramento della situazione”.
Intanto gli Stati Uniti hanno già varato sanzioni che riguardano il blocco dei visti contro venti membri del governo ucraino ritenuti respondabili di aver svolto un ruolo nelle violenze degli ultimi giorni a Kiev: se queste non si fermeranno, ha reso noto un altro funzionario del Dipartimento di Stato americano, Washington, di concerto con l'Ue, imporrà altre sanzioni “in un modo ben più ampio e profondo”.
Nel frattempo Mosca grida al “colpo di Stato” da parte delle forze estremiste, imputando ai leader dell'opposizione l'inasprirsi della protesta. Una protesta inziata come europeista e, a distanza di tre mesi, divenuta una vera e propria battaglia contro il governo e il “regime” di Yanukovich: il rischio, sempre più concreto, è ora quello di una profonda e sanguinosa lacerazione del Paese. (F.U.)
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