“Se si vuole prendere voti oggi, gli Stati uniti d’Europa sono impresentabili”. Le parole di Franco Frattini - intervenuto con Massimo D’Alema ed Emma Bonino alla presentazione del Rapporto sulla politica estera italiana, curato dall’Istituto affari internazionali – fotografano lo stato dell’arte a poco più di un mese dalle elezioni europee.
L’Europa, in preda a una crisi sistemica, acuita dalla grave depressione economica, deve infatti fare i conti con un’ondata euroscettica senza precedenti che rischia di condizionare le scelte future, quanto mai necessarie per correggere la rotta dell’Unione.
I tal senso, la politica estera rappresenta un fondamentale banco di prova: uno dei punti cardine che trova le singole nazioni su posizioni differenti, senza un progetto e una strategia condivisa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, in bella mostra, grazie alle crisi internazionali – dall’Ucraina alla Siria, dall’Africa all’Iran, passando dalla Turchia e il Caucaso… – che ci confermano lo stato di dis-Unione in cui versa il vecchio continente.
Eppure, come sottolinea Massimo D’Alema, “il peso europeo è esercitabile solo in quanto Europa,… e la chiave europea è fondamentale per non essere a rimorchio di posizioni altrui”. Per far questo ci vuole più politica. Più politica a Bruxelles, vincendo le resistenze che in tal senso sono presenti fra i cosiddetti europeisti.
Sono questi e la loro mediocrità – più che gli euroscettici vecchi e nuovi – a far preoccupare Emma Bonino, perché è fra chi vuole l’Europa che le cose non funzionano: si agisce senza sapere dove si vuole andare, senza una strategia e un obiettivo comune.
Prendendo spunto da un libro letto di recente, Bonino sottolinea che “la politica estera comincia da casa”. E proprio guardando a casa nostra, il tema esteri non è stato mai una priorità. La conferma arriva dal bilancio nazionale, che destina - lamenta Bonino - appena lo 0,2 per cento, circa 160 milioni l’anno, alle disponibilità della Farnesina. Da queste basi, molto magre dal punto di vista economico, bisogna quindi partire per poi fare una valutazione di merito sulla linea da seguire a livello nazionale che si traduca in contributi incisivi in sede europea.
Per l’Italia resta inoltre di primaria importanza riacquistare credibilità internazionale, cosa difficilmente raggiungibile se si è “maglia nera nelle infrazioni comunitarie, se non si rispettano lo stato di diritto e gli obblighi internazionali, se si cambia un ministro degli esteri all’anno…
A proposito, la neo ministra Federica Mogherini non ha partecipato per altri impegni all’incontro organizzato dallo IAI. Sarebbe stato interessante conoscere il suo punto di vista, confrontandolo con quello dei sui tre autorevoli predecessori. A farne le veci, il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova. Ottimo intervento il suo: bocconiano dal passato radicale e non solo, ha fornito chiarimenti sul Fiscal compact e i temi economici. Per la serie, parliamo d’altro.
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