La stampa tedesca dà rumorosamente la notizia, che arriva anche al Corriere della Sera, della festa dei Settanta anni dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder a San Pietroburgo. Sulle scale del palazzo Jusupov, (quello dove avvenne l’omicidio di Rasputin) sono state scattate le foto del caloroso abbraccio tra il “festeggiato” e un suo ospite, oggi non amatissimo dalla stampa (forse anche dall’opinione pubblica) tedesca: Vladimir Putin.
Nel momento in cui il fuoco mediatico tedesco è puntato sul sequestro dei delegati Osce in Ucraina, viene ritenuto estremamente “sconveniente” per l’ex cancelliere farsi fotografare con il “cattivo” Putin, il quale, va detto, vive un ruolo di “cattivo” abbastanza altalenante in Germania.
Poco dopo la pubblicazione delle foto imbarazzanti, una prima interpretazione del fatto era quella che Schröder avrebbe potuto spingere Putin a occuparsi dei tedeschi sequestrati in Ucraina. In proposito, il sito del Zeit riporta l’intervento di Putin alla televisione Russa in cui egli si dichiara solidamente speranzoso in un rilascio immediato dei delegati Osce sequestrati dai filorussi ucraini, e sottolinea che ne aveva parlato lunedì proprio con Schröder.
Se l’antiamericanismo si spreca nei commenti alla notizia riportata dal Corriere della Sera, (del resto, in tempi in cui c’era ancora la guerra fredda, il vice sostituto portiere Salvatore in “così parlò Bellavista” parla chiaro: “dobbiamo allearci con la Russia: a noi ci fanno prigionieri subito quindi è meglio fare i prigionieri in America”) i tedeschi non sono così uniformemente schierati ed è, da un punto di vista un po’ più largo e meno ottuso, perfettamente comprensibile.
Se un commento alla notizia su un quotidiano tedesco recita più o meno che “la differenza tra Schröder e la signora Merkel è che il primo ha amici sbagliati, la seconda non ha nessun amico”, si capisce che anche l’opinione pubblica tedesca , non sappia più che pesci prendere, schiacciata tra ciò che deve a Schröder , la presenza effettiva degli capitali e degli investimenti russi nel paese, il peso di essere i cattivi d’Europa, la preoccupazione per i propri connazionali sequestrati e l’obiettiva inaccettabile condotta della Russia in Ucraina.
I tedeschi in generale devono alla governance di Schröder e ai rapporti sviluppati con la Russia una parte della loro attuale centralità europea. Se gli Inglesi possono smarcarsi facendo gli araldi Usa, i tedeschi, come gli italiani, con il “despota russo” fanno affari da anni e sono invischiati fino al collo.
Da cancelliere socialista, Schröder si è preso delle responsabilità enormi: ha condotto in porto le riforme che, nonostante l’impopolarità hanno permesso alla Germania di diventare il paese più produttivo d’Europa e di rimanerci nonostante la crisi. La guida di North Stream, ovvero la società che gestisce il gasdotto russo-tedesco di proprietà di Gazprom al 51% e che rifornisce la Germania del 36% del gas di cui ha bisogno (la restante quota è delle tedesche Basf ed E.ON al 31%, dell’olandese N.V. Nederlandse Gasunie al 9% e della francese GDF Suez sempre al 9%), è in mano a Schröder da quando ha terminato il suo cancellierato. E questo oltre ai rapporti di profonda amicizia con Putin (paragonabili solo a quelli del presidente russo con Berlusconi) hanno mantenuto le opinioni del Membro Corrispondente del Dipartimento delle Scienze Sociali dell'Accademia delle Scienze russa (sempre Schröder) sempre molto possibiliste e moderate sulla questione ucraina.
Che il filo doppio di Gazprom leghi la Germania ad un rapporto inscindibile con la Russia di Putin è un dato incontrovertibile, come lo è il rapporto tra Gazprom e l’Italia che ha fornito molta manodopera e tecnologia nella costruzione del gasdotto North Stream, importa il 27% del suo gas dalla Russia e con Eni sta costruendo il South Stream . Quest’ultimo, passando sotto al Mar Nero, creerà un nuovo flusso di approvvigionamento per l’Europa sud-occidentale.
Il caso tedesco è, come abbiamo accennato, molto più complesso di quello italiano. Tensioni contrastanti portano infatti la Germania ad un impasse: il bisogno reciproco di capitale e lavoro che ha sviluppato negli anni un rapporto simbiotico tra l’economia tedesca e quelle dei grandi paesi che la circondano mantenendo uno sbilanciamento a favore di quest’ultima.
La Germania che cresce ha stabilito tutti i rapporti di forza che venivano da una leadership “de facto” dell’Unione Europea senza affrontarne il peso e le implicazioni politiche. La Russia imperialista di Putin è venuta tranquillamente a saldi e diffusi patti economici con quell’Unione Europea inconsistente e frammentata a guida ufficiosa tedesca, perché se Putin non ha mai avuto problemi a manifestare, anche fuori dalle righe, una leadership forte, si rendeva e si rende probabilmente conto che nell’Europa di strutturalità politiche reali non ce ne sono e si tratta, come si trattava, di avere a che fare con gli Usa.
La Germania, abbracciata dalla Russia e poco attratta dalle posizioni angloamericane, ha continuato ad essere “Piccola Germania” ed ad avere velleità di “Grande Germania” senza accettarne il peso; l’Euro figlio del Marco, che mal digeriva lo strapotere del Dollaro, ha cercato di costruirsi una centralità senza sostegno politico, generando quelle insanabili contraddizioni che hanno portato alla situazione attuale. Quella in cui una politica estera europea semplicemente non c’è.
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