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26/12/24 ore

Ucraina a ferro e fuoco, avanza lo spettro della guerra civile



La colonnina segna 20 gradi sotto lo zero, ma la situazione in Ucraina è incandescente: a Kiev e in altre 10 città dilaga la protesta, che oramai ha assunto i contorni di una vera e propria guerra civile.

 

Nella tarda serata di domenica i manifestanti hanno fatto irruzione nel ministero della Giustizia, senza trovare alcuna resistenza da parte della mancita di poliziotti all'entrata, e hanno una barricata all'interno dell'edificio, provocando l'immediata reazione della ministra Ielena Lukash.

 

“Sarò costretta a chiedere al presidente ucraino di interrompere i colloqui se l’edificio non viene liberato immediatamente", ha detto la titolare della Giustizia, sottolineando che se i manifestanti non sgombereranno l’edificio chiederà al Consiglio di Sicurezza Nazionale di valutare “se imporre lo stato di emergenza in tutto i Paese”.

 

Il leader del partito di opposizione 'Udar', l'ex campione mondiale di boxe Vitali Klitschko, ha perciò chiesto ai dimostranti di abbandonare il ministero ma, ha fatto sapere il quartier generale di Udar, “i membri radicali del movimento Spilna Sprava (Causa comune) hanno ignorato le forti richieste e argomentazioni per liberare l'edificio in via Gorodetsky”.

 

La protesta europeista, divenuta oramai antigovernativa, appare fuori da ogni controllo e la situazione diventa di ora in ora sempre più tesa in tutto il Paese. Intanto la polizia ha liberato due sedi di giunte regionali occupati a Cherkassy e Sumy, rispettivamente nell'Ucraina centrale e nordorientale: 10 persone sono state arrestate, mentre è di 18 agenti feriti e 37 manifestanti finiti in manette il bilancio dello sgombero operato dalle forze di sicurezza governative davanti al palazzo dell'amministrazione regionale di Dnipropetrovsk, nell'est russofono del Paese.

 

Il partito delle regioni, quello del presidente Ianukovich, appurato che “l'esistenza delleUcraina indipendente è ora in pericolo”, ha chiesto al procuratore generale Viktor Pshonka di aprire immediatamente un'inchiesta sulle “azioni anti costituzionali delle cosiddette 'Rade' (i parlamenti) popolari e di perseguire i colpevoli.

 

E, mentre appare sempre più vicino lo spettro della guerra civile con una relativa secessione delle regioni sud-orientali, l'opposizione ucraina ha rifiutato la proposta del presidente dell'Ucraina di guidare un nuovo governo, preferendo anticipare a quest'anno le elezioni presidenziali previste per il 2015, ma si è resa disponibile a trattare ancora con il capo dello Stato: “Yanukovich ha accettato molte delle nostre richieste – ha detto Kitschko – ma su altre continueramo a cercare un compromesso”.

 

Nonostante, dunque, abbia accettato di rivedere la Costituzione, in senso pluralista, sottraendosi alcuni poteri, Ianukovich è oramai sempre più con le mani legate. “Evidentemente per le decisioni prese, la repressione usata, le leggi promulgate – ha spiegato la ministra degli Esteri italiana Emma Bonino - il presidente è in una situazione quasi insostenibile”: il vertice Ue-Russia che si terrà a Bruxelles, ha aggiunto poi la titolare della Farnesina, “sarà l'occasione per continuare la pressione che stiamo facendo a tutti i livelli per giungere ad una soluzione, intanto perchè si ponga fine perlomeno a violenze e repressione”.

 

In questa direzione, dunque, è indirizzato l'appello dell'Unione europea alle autorità ucraine, affinchè “adempiano alle promesse e agli annunci” fatti durante il week end, “nel corso dei negoziati con l'opposizione”. “I colloqui devono proseguire” si legge in un comunicato dell'Ue, che appare sempre più paralizzata, incapace e priva di volontà mediatrice davanti a una situazione in costante deterioramento. (F.U.)


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