Il vuoto che, nella baraonda delle consultazioni, caratterizza ancora la casella relativa al ministero dell’Economia rappresenta un po’ l’emblema della contraddittoria politica di Matteo Renzi, attenta più alla forma e agli slogan, che ai contenuti. di Ermes Antonucci
Renzi vs Grillo: chi ha vinto? La domanda è scattata sui siti delle principali testate giornalistiche a caccia dell’ultima cliccata disponibile, dopo la consultazione in diretta streaming fra il premier incaricato e il capo del M5S. La prima risposta che viene in mente, dopo aver visto lo spettacolo, è che di sicuro ha perso il senso del ridicolo, da cui la politica italiana prende sempre di più le distanze. di Antonio Marulo
Lasciando da parte il complottismo ideologico che tanto piace a Grillo e al suo fantomatico “popolo della Rete”, di fronte all’improvvisa defenestrazione di Enrico Letta e alla possibile rapida salita di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, appare quantomeno inevitabile provare ad interrogarsi sulle ragioni profonde di tale stravolgimento, intendendo con ciò gli interessi politici, finanziari ed economici che in maniera più o meno velata governano il contesto internazionale. di Ermes Antonucci
È l’eterno discesista in campo. Nel senso che è sempre lì lì in procinto di fare il grande passo, mentre attende il formarsi di un partito fatto su misura per lui. Parliamo di Corrado Passera, banchiere e manager di stato col pallino ormai della politica per il bene del paese. di Antonio Marulo
L’analisi che da tempo portiamo avanti rispetto alla struttura palesemente corporativa dello stato italiano, all’equilibrio immobile derivato dalla conservazione degli spazi di potere passivi e parassitari, ed al conseguente uso assolutamente improprio ed eterodiretto delle istituzioni “democratiche” come dei mezzi di informazione ha un riscontro chiassoso e omnipervasivo rispetto agli eventi che si susseguono sul palcoscenico di quel teatro dell’assurdo che ci ostiniamo a chiamare repubblica; una riprova difficilmente discutibile la si trova se si fa riferimento alla pluririmandata discussione dell’ultimo Messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica sulla questione giustizia. di Roberto Granese
L'Italia non è un Paese per onesti. E' quanto si evince dal primo rapporto sulla corruzione nell'Ue, presentato a Bruxelles dalla Commissaria agli affari interni, Cecilia Malmstrom. A livello europeo, chiariscono i numeri, il totale dei costi diretti della corruzione ammonta a 120 miliardi, un costo di cui il nostro Paese può 'vantare' la metà esatta: 60 miliardi di euro ogni anno, pari a circa il 4% del Pil.
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