Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/04/24 ore

RIMANDI

Gianluigi Melega, Cronista con passione

di Massimo Teodori (Il Sole 24 Ore)

 

Di Gianluigi Melega scomparso alla soglia degli 8o anni mi piace ricordare la passione civile e il carattere trasparente che gli ho conosciuto negli anni in cui siamo stati seduti sugli stessi banchi della Camera dei deputati, eletti con il Partito radicale. Dedito alla scrittura di qualità, fin da giovanissimo Gianluigi - per gli amici «Gigi» — scelse di lavorare sulle frontiere più innovative del giornalismo italiano, prima al nuovo quotidiano «ll Giorno» negli anni cinquanta, poi al settimanale «Panorama» che per primo introdusse la distinzione tra i fatti e le opinioni, quindi a «L'Espresso» e «La Repubblica» che divennero la sua casa definitiva in stretto rapporto con Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo di cui fu fraterno amico. Nell'estate 1916, subito dopo la fondazione de «La Repubblica», fu chiamato a dirigere «L'Europeo» che trasformò in un settimanale di coraggiose inchieste tra cui quelle sulla diossina di Seveso, su Andreotti e sulle proprietà immobiliari della Chiesa che gli costò il licenziamento in tronco.

Web e banda larga, a passo di gambero nella Rete

“Coi nostri mediocri 8,51 megabyte mediamente scaricabili al secondo siamo ultimi tra i Paesi del G8 (penultimo è il Canada che svetta dal 23,09: il triplo), penultimi tra quelli europei davanti alla Croazia e ultimissimi tra i 34 dell’Ocse. Abissalmente lontani dalla velocità con cui scaricano dal Web i cinesi di Hong Kong, quasi undici volte la nostra, ma anche i sudcoreani, gli svedesi, gli svizzeri”. Così Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ci delizia, con la sua penna indagatrice, alla scoperta questa volta del gap in Rete che separa l’Italia dal resto del Mondo.

 

- L'Europa nella Rete e Digital divide di Roberto Granese (da Quaderni Radicali 110)

Il “silenzio umanitario” su Hamas

Al direttore - Le dichiarazioni delle ONG internazionali e italiane sul recente conflitto armato a Gaza contribuiscono alla demonizzazione di Israele attraverso la distorsione della realtà e l’uso politico del diritto per avanzare il boicottaggio anti-israeliano. L’ossessiva attenzione verso Israele e le false accuse di violazione del diritto internazionale umanitario sono accompagnate da un totale silenzio sulla condotta di Hamas, che viola i diritti umani dei palestinesi, sistematicamente usati come scudi umani, e sulla situazione della popolazione civile israeliana, oggetto di indiscriminati attacchi da Gaza. di Giovanni Matteo Quer * (il Foglio 28 luglio 2014) 

Quei bambini usati contro Israele e gli utili idioti di Hamas

Smettiamola con i bambini: i bambini in guerra muoiono come chiunque altro, perché la guerra è orrenda. Sono morti e muoiono dappertutto, i bambini: a Belgrado e in Kosovo, in Iraq e in Siria e ovunque si combatta una guerra. Ne sono morti molti anche a Dresda, sotto i bombardamenti alleati che hanno piegato Hitler, e a Hiroshima e Nagasaki, dove le atomiche americane hanno portato la pace nel Pacifico. Dunque il problema non è se muoiono i bambini, ma se è giusta la guerra. di Fabrizio Rondolino (da Europa quotidiano)

Gli adolescenti oggi, ricerca dell'Aied

I risultati della ricerca "Gli adolescenti oggi", condotta da Aied a cavallo fra il 2013 e i primi mesi del 2014 su un ampio campione di ragazzi tra i 13 e i 19 anni, sono stati presentati nel corso di un convegno svoltosi a Roma nei giorni scorsi.

 

Ricerca AIED adolescenti oggi

Il sottile ricatto della magistratura militante: quando Renzi alla Leopolda...

«La storia di Silvio ci dice che dobbiamo fare la riforma della giustizia: la storia di Silvio Scaglia. Scaglia affittò un volo privato per andare dai magistrati, e si fece arrestare. Da quel momento, 3 mesi di carcere e 9 mesi ai domiciliari. Dopo 12 mesi fu liberato. Poi giudicato innocente. Ma vi sembra normale che noi in questi vent’anni abbiamo parlato di giustizia dedicata ad uno solo, e che un cittadino innocente venga messo in galera?». Era il 27 ottobre dell’anno scorso e Matteo Renzi concludeva l’ultima Leopolda prima di conquistare trionfalmente la segreteria del Pd e, poco dopo, la poltronissima di palazzo Chigi. di Fabrizio Rondolino (da Europa quotidiano)