"L'uomo in carcere" accusato dell’omicidio di Ilaria Alpi e Mira Hrovatin "è innocente". Io non ho visto chi ha sparato. Non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo". Il “super-testimone” Ahmed Ali Rage, detto Jelle, lo ha rivelato alla trasmissione di Rai 3 "Chi l'ha visto?". Sul caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Quaderni Radicali promosse il 2 aprile del 2003 un convegno intitolato “L’omicidio Ilaria Alpi: un mistero irrisolto”, i cui atti furono pubblicati nel numero 80/81 della rivista, dal quale emergevano tutti i dubbi sulla "verità" processuale.
Il 7 luglio 2005, dopo quelli di New York e Madrid, il terrorismo di matrice islamista fece tappa a Londra: Sotto gli occhi dell'Occidente, dunque. Un Occidente stanco e svogliato a cui in una mattina di mezza estate è stato riservato un brutto risveglio. La dinamica degli attentati, ma soprattutto gli autori, cittadini musulmani di nazionalità britannica, fecero vacillare alcune presunte certezze sul modello di società libera, multietnica e multiculturale di cui Londra è la massima espressione.
Al tema Quaderni Radicali dedicò il primo piano del numero 92 , per discutere di questioni legate a quelli che molti già allora consideravano la "terza guerra mondiale". Fra gli interventi, quello di Khaled Fouad Allam a colloquio con Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa - che qui riproponiamo - risulta essere di strettissima attualità, a distanza di quasi dieci anni e all'indomani del massacro di Charlie Hebdo.
È appena tornata dall’Iran, dove con un gruppo di esperti di Medio Oriente europei ed arabi organizzato dall’European Council on Foreign Relations ha avuto un briefing di due ore e mezza con il ministro degli Esteri Zarif. Ma dal paese del quale da ministro degli Esteri italiano fu la prima, in Europa, a captare il forte segnale di cambiamento politico con la vittoria dei riformisti, Emma Bonino torna con un allarme: «Se i negoziati sul nucleare non andassero a buon fine si brucerebbe l’unica reale possibilità di iniziare un processo di stabilizzazione dell’intera regione». di Antonella Rampino (da La Stampa)
di Fabio Viglione (Quaderni Radicali n. 105 - giugno 2010)
Nel nostro Paese, molto frequentemente, le inchieste giudiziarie a prescindere dai risultati ai quali approdano, vengono accompagnate – nel corso dell’accertamento – da clamore mediatico e dal dispiegarsi di una molteplicita di effetti che colpiscono il cittadino chiamato a difendersi da un’accusa. Ovviamente, sono effetti che si sviluppano fuori dal processo ed in assenza del sistema di regole proprio dell’accertamento giurisdizionale. Viene cosi ad affiancarsi ad una serena verifica giurisdizionale che si svolge nella propria sede naturale, una multiforme ramificazione di relazioni, spesso parallele, tra il cittadino e l’accusa.
di Massimo Teodori (Il Sole 24 Ore)
Di Gianluigi Melega scomparso alla soglia degli 8o anni mi piace ricordare la passione civile e il carattere trasparente che gli ho conosciuto negli anni in cui siamo stati seduti sugli stessi banchi della Camera dei deputati, eletti con il Partito radicale. Dedito alla scrittura di qualità, fin da giovanissimo Gianluigi - per gli amici «Gigi» — scelse di lavorare sulle frontiere più innovative del giornalismo italiano, prima al nuovo quotidiano «ll Giorno» negli anni cinquanta, poi al settimanale «Panorama» che per primo introdusse la distinzione tra i fatti e le opinioni, quindi a «L'Espresso» e «La Repubblica» che divennero la sua casa definitiva in stretto rapporto con Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo di cui fu fraterno amico. Nell'estate 1916, subito dopo la fondazione de «La Repubblica», fu chiamato a dirigere «L'Europeo» che trasformò in un settimanale di coraggiose inchieste tra cui quelle sulla diossina di Seveso, su Andreotti e sulle proprietà immobiliari della Chiesa che gli costò il licenziamento in tronco.
“Coi nostri mediocri 8,51 megabyte mediamente scaricabili al secondo siamo ultimi tra i Paesi del G8 (penultimo è il Canada che svetta dal 23,09: il triplo), penultimi tra quelli europei davanti alla Croazia e ultimissimi tra i 34 dell’Ocse. Abissalmente lontani dalla velocità con cui scaricano dal Web i cinesi di Hong Kong, quasi undici volte la nostra, ma anche i sudcoreani, gli svedesi, gli svizzeri”. Così Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ci delizia, con la sua penna indagatrice, alla scoperta questa volta del gap in Rete che separa l’Italia dal resto del Mondo.
- L'Europa nella Rete e Digital divide di Roberto Granese (da Quaderni Radicali 110)