di Alessio De Dominicis (da La Città di Salerno)
Il nome di Armando Schiavo è per noi legato ad un libro molto amato, “Monumenti della Costa d'Amalfi”, pubblicato da Rizzoli nel 1941. Questa vasta monografia è tuttora un viàtico per coloro che vogliano avere in un unico testo le basi di studio sui centri e le emergenze monumentali del versante amalfitano.
Il libro, presentato da Gustavo Giovannoni, si apre con una premessa dell'autore che, nella sua essenzialità, è sostegno e principio per comprendere ogni territorio antropizzato: «Tra i fattori che determinano i caratteri di uno stile emergono quelli storici e i naturali». E infatti in questo suo lavoro Schiavo tratta degli aspetti d'arte con riferimento costante ai rapporti degli amalfitani con gli altri popoli e al paesaggio della costa di Amalfi.
Sono trascorsi vent'anni dalla sua scomparsa, il 1° giugno del 1995, a Roma dove viveva, e crediamo che poco o nulla si sia scritto o fatto per onorare in questi vent’anni la memoria dell'architetto-ingegnere Armando Schiavo, nato a Salerno il 27 ottobre 1908. Con la sorella, la pittrice Olga Schiavo, ha vissuto gli anni della sua gioventù nella casa di famiglia alla via Mazza 11 ed a Salerno ha dato avvio ai suoi primi studi sui monumenti urbani a partire dal 1935 con un saggio sul monastero di S. Benedetto pubblicato dall’Archivio Storico della Provincia di Salerno (II serie), a cui faranno seguito due importanti contributi: “Arabi e archi acuti in provincia di Salerno” e “Torri sacre in Campania”.
Dopo la laurea in Ingegneria, conseguita a Napoli nel 1932, sarà, con Roberto Pane, tra i primissimi laureati in architettura presso la neonata facoltà napoletana (1936) e, pur avendo definitivamente stabilito la propria residenza a Roma, continuerà ad occuparsi di monumenti salernitani e della sua patria elettiva, Amalfi, con una serie di saggi pubblicati sulla Rassegna Storica Salernitana dal 1938 al 1958.
Le pagine dell'Archivio e della Rassegna hanno visto negli anni trenta la querelle tra Schiavo e Michele De Angelis su vari argomenti di urbanistica e topografia storica salernitana: si noti per inciso che in quegli anni la Rassegna Storica Salernitana era, nel panorama editoriale salernitano, pressoché l'unico periodico che affrontasse temi e dibattiti di tale natura ed è molto biasimevole che né questa nè altre riviste d'arte e storia locale abbiano poi sentito il bisogno di offrire alla memoria di Armando Schiavo non diciamo un numero monografico ma nemmeno un necrologio, con l'unica eccezione della Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana che nel numero 10 del dicembre 1995 gli dedicò un notevole articolo a firma di Pasquale Natella.
Ma i successi e i riconoscimenti che Schiavo non colse a Salerno gli vennero dalla città di Roma e dagli ambienti della cultura internazionale. La sua formazione tecnica come ingegnere e architetto coniugata con la solidissima cultura storica e umanistica, le sue qualità di scrupoloso archivista e di scrittore rigoroso e duttile hanno consegnato alla storia dell'architettura una lunghissima serie di contributi e di volumi celebri e fondamentali su grandi palazzi e monumenti romani. Per i palazzi, ricordiamo tra gli altri i suoi studi e volumi sull'Aldobrandini al Corso, sull'Altieri, su quello della Cancelleria, sul palazzo Piombino-Margherita, sull'ex-convento degli Agostiniani, oggi sede dell'Avvocatura dello Stato. Per i monumenti, basti ricordare la Fontana di Trevi, con una fondamentale monografia sulle opere di Nicola Salvi, la meridiana di S. Maria degli Angeli, la villa Ludovisi, la Farnesina e la Pamphili e tantissimi altri contributi come romanista per i quali raccoglie premi e riconoscimenti internazionali.
Ma Schiavo è ricordato soprattutto nel novero degli specialisti su Michelangelo, con oltre venti lavori a partire dal 1949, con un saggio sul progetto per S. Pietro, seguito da ricerche originalissime sull'opera michelangiolesca presso gli archivi vaticani, confluite poi in due poderosi volumi. Presso la Curia Romana Schiavo riceve onori e riconoscimenti, fin dai primi anni della sua attività romana, culminati con la nomina nel giugno del 1985 a Presidente di una delle maggiori istituzioni pontificie, nata nel 1542: l'Accademia Artistica dei Virtuosi al Pantheon, carica che mantenne fino al 1995; nel 1985 all' Accademia Pontificia Schiavo dedicherà un'agile monografia dedicata al suo predecessore Bruno Molajoli.
Nell'ultimo decennio della sua vita continuerà l'intensa attività pubblicistica ritornando in molti suoi lavori ai temi a lui più cari: Michelangelo e i monumenti amalfitani e del Salernitano e dall'esame delle sue carte private - da noi ritrovate fortuitamente ed evidentemente svendute o abbondonate dagli eredi- si comprende la sua ansia di vivere gli ultimi anni nella casa di Salerno e curarne il restauro, attendendo ad una ultima opera di cui preannuncia la stampa in una missiva datata da Roma 9 Aprile 1995: Opere archeologiche ed artistiche del Salernitano dal III millennio a.C. al II d.C. «..cui ho atteso durante un sessantennio, a cominciare dal 1934» aggiunge.
L'opera, evidentemente rimasta inedita, si sarebbe aggiunta alle trecento pubblicazioni precedenti della sua bibliografia, ancora oggi ferma al 1985, anno in cui pubblica, in appendice al volume sui Virtuosi al Pantheon, un' aggiunta alla sua Autobibliografia pubblicata nel 1981.
Nello stesso anno Gaetano Andrisani aveva pubblicato sulla Gazzetta di Gaeta una bibliografia ferma a 253 contributi di Schiavo.
- L’architetto dimenticato (La Città di Salerno)