Cavalcando l’onda anomala dell’ultimissima inchiesta su malaffare e politica che ha colpito il ministero dei Lavori Pubblici, procede a passi più serrati la cosiddetta riforma della Giustizia in tema di corruzione e prescrizione dei reati. Per questi ultimi la Camera dei deputati ha dato il via libera al ddl che prevede allungamento dei termini. Ma tutto è ancora in gioco al Senato, fra le polemiche di rito e annunci di possibili interventi di modifica che non si prevedono comunque rivoluzionari, seguendo una logica che si concentra sugli effetti ma non sulle reali cause che rendono il nostro sistema giudiziario inadeguato e inefficiente. Ne parla Giuseppe Rippa in questo nuovo numero di Maledetta Politica.
La questione politica (con diverse sfaccettature e su diversi piani), già ben presente e fondata nell’inchiesta su Ercole Incalza e il ministero dei lavori pubblici, ha assunto via via le forme dell’ “opportunità politica”, inducendo Murizio Lupi a cedere alle pressioni alimentate dal cosiddetto circo mediatico-giudiziario. Le dimissioni sono cosi diventate l’inevitabile conclusione di un processo dove pur senza notizie di reato il ministro di area ciellina ha preso atto e si è fatto da parte. Si tratta di un'ulteriore evoluzione rispetto al post-manipulite, quando era necessario (o bastava, dipende dai punti di vista) un avviso di garanzia per chiedere la testa del politico di turno. Da qui partono le considerazioni di Giuseppe Rippa in Maledetta Politica su una vicenda che offre per altro molteplici spunti per riflettere sui frutti velenosi di quella che il direttore di AR e di Quaderni Radicali chiama la “società delle conseguenze”.
- Maledetta politica: Caso Lupi-Incalza, di opportunità virtù (Agenzia Radicale Video)
A più di vent’anni da quando uscì Hanno ammazzato la politica, risultato di conversazioni sulla situazione politica dell’Italia nella fase drammatica che segnò la fine della cosiddetta “Prima repubblica”, Giuseppe Rippa, torna a proporre le sue riflessioni in forma di dialogo pubblico con Luigi Oreste Rintallo sulle vicende politiche e sociali che stiamo vivendo, in un libro uscito in questi giorni ed edito da Rubbettino. Se ne parla con gli autori in questo numero di Maledetta Politica.
A un anno dall’insediamento a Palazzo Chigi, in queste settimane prendono forma i primi reali interventi di riforma tanto annunciati dal premier fin dall’inizio come imminenti. Non è ancora ben chiaro se sarà alla fine vera gloria o se invece ci sarà la prova che trattasi di azione riformatrice per lo più sterile, che nasconde nei fatti l’incapacità o la reale volontà di imprimere un sostanziale “cambio verso” all’insegna della “volta buona”. In tal senso, persistono segnali poco incoraggianti, mentre c’è chi si ritiene convinto che l’azione di Matteo Renzi abbia intanto ridato alla politica il suo primato, dopo un lungo periodo di letargo più o meno forzato. Ne discute Giuseppe Rippa, con Antonio Marulo, in questo nuovo appuntamento con Maledetta Politica.
Uno dei cavalli di battaglia dei radicali, oggetto di referendum puntualmente aggirato, torna a essere motivo di scontro tra politica e magistratura, dopo l’approvazione della legge di riforma della responsabilità civile dei giudici.
Maledetta Politica – La responsabilità civile dei magistrati (Agenzia Radicale Video)
In attesa che Matteo Renzi dimostri con i fatti la sua capacità di riformare – come promette - la Rai occupata dalla politica, non resta che prendere ancora una volta atto di come la televisione italiana tutta, pubblica e privata, sia caratterizzata da un modello informativo unico e omologato, oggi più di ieri. La compagnia di giro è sempre la stessa, con personaggi politici, giornalisti, commentatori e sedicenti opinionisti - sempre gli stessi - che si alternano nella recita, una volta da uno, una volta dall'altro, dal mattino alla sera, da un canale all'altro. In questo quadro, l’ammorbamento della coscienza collettiva è assicurato e perseguito scientemente in spregio e in odio della verità e della realtà di cui il sistema dei media nazionale è patologicamente connaturato. Ne discute Giuseppe Rippa con Antonio Marulo in Maledetta Politica.
Il vertice di Minsk sulla crisi Ucraina ha confermato come la politica estera dell’Unione in quanto tale non esista. Al tavolo si sono seduti,con Putine e Poroshenko, Merkel e Hollande, mentre tutti gli altri restano a guardare in attesa di comunicazioni su quanto deciso, con l’Italia che si accontenta invece della gloria artefatta di Lady Pesc, figura sopravvalutata per questioni strettamente domestiche, presentata all’opinione pubblica come un simbolo di cambiamento per una politica estera europea comune. Ciò detto, e nell’attesa di saperne di più sugli sviluppi di un compromesso auspicato che eviti il degenerare del conflitto russo-ucraino, Giuseppe Rippa, in questo numero di Maledetta Politica, offre alcuni spunti di riflessione sugli effetti del mancato progetto strategico dell’Europa verso la Russia dopo la caduta del muro di Berlino.
In questo numero di Maledetta Politica le riflessioni di Giuseppe Rippa, sollecitato da Antonio Marulo, partono dal proverbiale conformismo, allineato e coperto, sulla figura del nuovo presidente della repubblica, all’indomani della salita al Colle di Sergio Mattarella. Questa volta sembra tuttavia che si sia andati un po’ oltre la misura, con il trionfo della vecchia Balena bianca e all’insegna della “democristianità” mai morta.
Il manuale del buono e lungimirante imprenditore italiano indica alcune fondamentali linee guida da seguire: sedersi nei cosiddetti salotti che contano; dotarsi di una squadra di calcio; mantenere viva l’ipotesi che prima o poi potrebbe diventare ineluttabile la cosiddetta discesa in politica “per il bene del Paese e degli italiani”. Su questo vezzo ormai ammuffito della classe dirigente economica di provare a occupare lo spazio lasciato libero da una politica debole, si sofferma - in questo numero di Maledetta politica - Giuseppe Rippa, che poi offre qualche spunto di riflessione sulle vicende delle elezioni in Grecia, che hanno visto il salvatore della patria Tsipras scegliersi come alleato scomodo un partito di estrema destra, piuttosto che avvalersi del contributo dei partiti di sinistra per ottenere i pochi voti necessari al raggiungimento della maggioranza parlamentare.
Se il Pd sia alla frutta, come affermano alcuni suoi esponenti di secondo piano, forse è ancora azzardato sentenziarlo. Di certo si sta assistendo in queste ore a un redde rationem che da tempo covava sotto traccia. Da una parte la minoranza Pd, scippata un anno fa del marchio e del suo potere; dall’altra Renzi, sempre più orientato a considerare il partito di cui è segretario un semplice mezzo per il raggiungimento dei propri legittimi obiettivi politici, non si sa se però utili al paese. (guarda il VIDEO)
E' iniziata la liturgia presidenziale, scandita dai tempi sincopati da prima repubblica, come Costituzione detta. Ci aspettano, così, due settimane di sterile toto-presidente, per la gioia dei retroscenisti più o meno attendibili. Non sarà facile trovare un sostituto all’altezza di Napolitano, che nel tempo è divenuto un gigante politico, in confronto al desolante spessore della classe dirigente formatasi e affermatasi nell’ultimo 20ennio. (guarda il VIDEO)