La grande parata militare a Mosca per le celebrazioni del 70° anniversario della vittoria nella seconda guerra mondiale sono diventate un caso politico. Infatti quasi tutti i leader occidentali hanno ritenuto opportuno non andare, per motivi abbastanza ovvi – in ragione delle recenti vicende di Crimea e del sud est ucraino. Paolo Gentiloni e Laurent Fabius, ministri degli esteri di Italia e Francia, invece si sono recati a Mosca, senza però andare a sedersi sul palco dei maggiorenti e si sono limitati a portare dei fiori al monumento del milite ignoto. il giorno dopo la parata è andata anche la cancelliera Angela Merkel, compiendo analogo atto di solidale partecipazione. di Silvio Pergameno
La regione contesa è il Nagorno-Karabakh, le parti contendenti sono l’Armenia e l’Azerbaigian, l’evento simbolo di un tragico conflitto è quello della notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992, quando le forze militari armene attaccarono la città di Khojaly, seminando distruzione del territorio e la morte di 613 persone, tra cui 106 donne, 83 bambini e 70 anziani.
Di fronte ai primi timidi segnali di ripresa economica, le istituzioni europee non devono cadere nell'errore di agire secondo una logica di consolidamento, convinti che il peggio sia passato, ma, al contrario, varare un piano di rilancio dell'intero progetto comunitario su larga scala. E' questo il messaggio lanciato dal secondo rapporto del progetto "New Pact for Europe", presentato ieri a Roma a Spazio Europa, sede della rappresentanza in Italia della Commissione Europea. di Ermes Antonucci
Il nuovo governo egiziano sta varando misure autoritarie con una frequenza ed un'estensione mai raggiunte persino durante il regime dittatoriale di Mubarak. E' questo l'allarme lanciato sul Guardian da diverse personalità del mondo accademico e giuridico egiziano. di Ermes Antonucci
Duro colpo alla già carente libertà di stampa in Turchia. Questa mattina la polizia turca ha fatto irruzione in alcune redazioni di media d'opposizione, considerati vicini all'acerrimo nemico dell'ex premier e ora presidente turco Erdogan, Fetullah Gulen (da anni in esilio volontario negli Usa), arrestando almeno 24 giornalisti. Tra questi anche Ekrem Dumanli, direttore del quotidiano Zaman, uno dei più importanti nel Paese e di proprietà proprio di Gulen. di Ermes Antonucci
Con l’implosione dell’URSS e la connessa caduta del muro di Berlino si è avviata una nuova fare dei rapporti dell’Occidente europeo e americano, con la Russia che intanto affrontava la nuova situazione nella quale si era trovata a versare; una fase caratterizzata da provvisorietà e precarietà che è difficile oggi stabilire se sia stata superata. Persistono infatti parecchi interrogativi, anche se un dato appare ormai nettamente percepibile: con Vladimir Putin la Russia sta tentando di riprendere l’antico cammino imperiale di grande potenza a cavallo tra Europa e Asia, che fu propria degli zar e proseguì nell’epoca comunista. di Silvio Pergameno
Quella fin qui fornita dalla comunità internazionale per arginare l’epidemia di Ebola in Africa occidentale è stata una risposta lenta e frammentaria che ha lasciato la maggior parte dell’azione concreta alle comunità locali, ai governi nazionali e alle ONG. Lo denuncia Medici Senza Frontiere (MSF), lanciando un appello perché non si fallisca due volte, con una risposta lenta nella prima fase e inadeguata nelle successive.
La guerra del gas Ue-Russia si arricchisce di un altro capitoletto a margine della crisi Ucraina che ha innescato la miccia, facendo comprendere quanto sia pericolosa la forte interdipendenza energetica costruita negli anni. Oggetto dello scontro è ancora una volta il progetto South Stream, che prevede la costruzione di un gasdotto di 2300 chilometri che, attraverso il Mar Nero, raggiungerebbe anche i nostri lidi bypassando i territori caldi dell’Ucraina.
25 anni: cifra tonda, bella, c’è il 5 e, come quelle con lo zero, si presta a festeggiamenti, ai ricordi del com’eravamo e al cosa siamo diventati. 9/11/1989, cade il Muro di Berlino: da allora, come dice il presidente onorario dell’Istituto Affari Internazionali, Stefano Silvestri, “c’è stata una ubriacatura generale ed è mancata una visione strategica” e oggi – dopo un quarto di secolo – “paghiamo la soddisfazione per la fine della Guerra fredda”. di Antonio Marulo
Se la sconfitta alle elezioni midterm prospetta tempi duri per il presidente Obama (che da oggi correrà il pericolo anche di vedersi respinte le nomine di membri dell’esecutivo e di giudici), i repubblicani non paiono essere in grado di rispondere al vuoto di leadership e di idee aperto dal loro avversario con una proposta politica nei fatti concreta. di Ermes Antonucci
Nonostante le improvvise fibrillazioni delle ultime ore, alla fine l'esito del referendum sull'indipendenza della Scozia è stato il più sperato: il Regno resta Unito. Brinda il premier David Cameron, riuscito ad evitare l'ennesimo scossone alla sua già traballante leadership, e con lui brindano i mercati, l'Ue, e i numerosi paesi del continente alle prese con intramontabili e, anzi, crescenti, spinte secessioniste. Ma a parte un'unica certezza, quella dell'unità, i voti dei poco più di 4 milioni di scozzesi portano con sé non pochi interrogativi. di Ermes Antonucci
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