La vicenda afghana ha avuto particolare centralità nel sistema informativo nazionale e internazionale. L’11 settembre del 2001 vi fu l’attentato alle Torri Gemelle di New York. I vent’anni da quella tragedia sono stati ricordati in vario modo, ancor di più perché è coinciso con l’abbandono delle truppe americane e dei paesi alleati dell’Afghanistan, proprio poco prima di questo triste anniversario.
Il racconto che è stato fatto, in quasi tutte le testate, televisive e della carta stampata, è stato espresso in modo che si più definire costruito da un’unica regia. Il ricordo e le testimonianze, con la riproposizione delle immagini della tragedia, accompagnato a commenti che si sono mossi su un’unico binario, senza nessuna analisi di quello che dopo l’attentato fu fatto, perché fu fatto e se gli obiettivi che ci si proponeva siano effettivamente stati raggiunti.
Questo anche perché nessun approfondimento serio è emerso sulla storia dell’Afghanistan (la elementare ricostruzione delle tribù che dominano la scena, per quanto sia una verità, non è stata associata a una lettura meno scontata della storia di quel paese e sul perché lo sceicco saudita Bin Laden lo scelse come la base operativa della sua azione, anche se coloro che la realizzarono erano quasi completamente dell’Arabia Saudita).
Non sono mancate autentiche idiozie. HuffPost ripropone la gaffe del comune i Desio che ha voluto realizzare una targa ricordo della tragedia ricorrendo ad una frase del regista americano Michael Moore. “Voglio farvi una domanda: credete in qualcosa con tanta forza da lanciarvi con un aereo contro un edificio a 750 chilometri all’ora? No, e non ci credo nemmeno io. Ma il vostro nemico ci crede. E se ci crede, chi vincerà, alla fine? Questa è una domanda raggelante che non vogliamo affrontare”.
Questa domanda retorica di Moore va quanto meno in senso opposto alla finalità commemorativa dell’evento - ha commentato il vicedirettore del Post in un tweet.
Qualcuno si è spinto un po’ più in là, affermando che l’11 settembre è un avvenimento sopravvalutato. Così infatti si è espresso un analista della rivista Limes, Fabbri, in uno dei numerosi e vacui approfondimenti televisivi.
Rai 3 per una puntata della trasmissione Frontiere di Franco Di Mare, direttore della rete, ha usato questo titolo C’era una volta l’America, decretando, nonostante vi siano stati non pochi errori degli Usa, la fine degli Stati Uniti!
Insomma una fiera delle castronerie, quando si è debordato da una cronaca ammuffita e senza un minimo di qualità di analisi.
Anna Mahjar-Barducci e Giuseppe Rippa, hanno provato a leggere, per Agenzia Radicale, questo doppio evento: il ventennale dell’11 settembre 200 e l’abbandono dell’Afganistan il 31 agosto 2021 con un’altra lettura. Di seguito l’audio della conversazione..
- 11 settembre 2001: un'altra lettura. Conversazione di Anna Mahjar-Barducci con Giuseppe Rippa
(Agenzia Radicle Video)
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