Sulle tensioni presenti nelle aree calde del mondo – dal confine euro-asiatico al Medioriente – e sui mutamenti intervenuti dopo il venir meno dell’illusione degli anni ‘90 che fece credere di poter fare a meno dei rapporti di forza, si sofferma Stefano Silvestri, del Consiglio direttivo dell’Istituto Affari Internazionali, in questa conversazione pubblicata su Quaderni Radicali 111. Pur risalendo ad alcuni mesi fa, l’intervista è densa di riferimenti e considerazioni che mantengono intatta la propria validità, anche in riferimento alla politica estera del governo Renzi, fornendo una chiave di lettura delle attuali vicende internazionali come pure delle ragioni che hanno provocato molte delle situazioni di crisi.
La crisi profonda del’Uunione Europea, la lotta all’Isis e al terrorismo internazionale, i rapporti con l’Iran, la Russia di Putin e l’America defilata, la questione Libia… i banchi di prova offerti dalla politica estera sono quanto mai complessi e necessitano di un approccio molto diverso da quello che tradizionalmente contraddistingue l’azione italiana sullo scacchiere internazionale. In tal senso, le scelte di basso profilo sui nomi per la Farnesina fatte da Matteo Renzi, pur di emergere personalmente, non hanno fin qui aiutato al #cambioverso. Così l’Italia resta tuttora ancorata a una visione chiusa e provinciale, con le beghe di politica interna che la fanno di gran lunga da padrone.
C’erano una volta le bombe intelligenti - quelle delle guerre americane - su cui da un lato si ironizzava dall’altro ci s’indignava tutte le volte che causavano vittime civili (eufemisticamente definite "danni collaterali"), vuoi per errore dei lanciatori, vuoi per indegna furbizia di chi copriva con scudi umani gli obiettivi militari, per turbare le coscienze dell’uomo “evoluto” d’Occidente. Altri tempi. Perché nella guerra di Putin in medioriente questioni di "intelligenza" nel colpire obiettivi militari nemmeno si pongono.
Ma al di là dei buoni propositi, la domanda che aleggia con preoccupazione attorno alla prossima Conferenza sul clima - e di conseguenza anche nei dibattiti "preparatori" come quello organizzato dalla Luiss - è se i paesi, alla fine, riusciranno a raggiungere un accordo giuridicamente vincolante, e ad evitare così che si sbandierino, come al solito, obiettivi molto promettenti poi rimessi, però, alla "buona volontà" dei vari paesi. di Ermes Antonucci
È una di quelle cose che vanno sempre negate, anche di fronte all’evidenza. Un po’ come capita al coniuge fedifrago che sorpreso nudo al letto con l’amante si ostina a dire “cara, non è come pensi!”. Il governo così si trova costretto a ribadire di non aver mai pagato alcuni riscatto per i sequestri di italiani in zone di guerra. Eppure sembrano emergere in questi giorni pistole fumanti che attesterebbero un certo giro di milioni, grazie al quale sono tornati sani e salvi a casa Quirico, Greta e Vanessa, e prima di loro altri ancora.
Con il macabro ritrovamento di un Tir abbandonato lungo un’autostrada in Austria con decine di morti asfissiati, l’esodo biblico dalle guerre in Asia minore e in Medio oriente è diventata a pieno titolo un problema europeo. Fino a qualche settimana fa, nell’inerzia generale, la rogna sembrava infatti solo e tutta dell'Italia, alle prese con barche e barconi in transito nel Mediterraneo verso le coste di Sicilia, Calabria e Puglia e messa sotto accusa – per certi aspetti non a torto - per la gestione torbida dell’accoglienza. di Antonio Marulo
L'accordo sul nucleare, definito storico, tra i 5 paesi più uno e l'Iran si è presentato come una condizione necessaria per evitare rischi gravi. "L'alternativa all'intesa con l'Iran è un aumento del rischio di una guerra e dei rischi per la nostra sicurezza nazionale" - ha affermato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Lo stesso leader americano ho ribadito che ... «non si basa sulla fiducia ma sulla verifica".
In un contesto internazionale, in cui Russia ed Europa si costruiscono i propri totem a supporto di vecchie e nuove pretese egemoniche - per la maggior parte intessute sulle indistruttibili fila di interessi di carattere finanziario - di fronte agli scontri che sono recentemente divampati nelle strade di Everan, diversi politici russi hanno insinuato che gli animi del popolo armeno siano stati accesi da pressioni americane e da organizzazioni filo-occidentali. di Francesca Pisano
"La Francia non ha bloccato le frontiere". Le parole del ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, sull'emergenza dei migranti bloccati a Ventimiglia alla frontiera italo-francese, suonano come una beffa. Un goffo tentativo di celare, dietro ad un freddo quanto spudorato tecnicismo giuridico, l'imbarazzo di aver abbattuto, di fatto, ogni principio di solidarietà tra popoli sulla quale l'Unione Europea dovrebbe fondare la sua stessa ragion d'essere. di Ermes Antonucci
Rischiava di passare alla storia come l’eterno vice alla Farnesina. Lapo Pistelli ne ha ricevuti infatti di sgarbi dal suo ex portaborse, ora inquilino di Palazzo Chigi: il primo quando, una volta defenestrata Emma Bonino, fu scelta la dilettante allo sbaraglio Federica Mogherini come Ministro degli Esteri, invece che il collaudato e allora già vice ministro; il secondo quando fu nominato un altro inesperto del settore, Gentiloni, per sostituire l’attuale Mrs Pesc. Ma da buon democristiano, Pistelli ha saputo fare buon viso a cattivo gioco, in attesa di cogliere l’attimo fuggente, arrivato poi puntuale. di Antonio Marulo
Nel “Putin day” italiano tornano più che mai d’attualità i temi di politica estera legati ai rapporti tra Russia ed Europa, più in generale l’Occidente. L’Italia sembra intenzionata a rompere l’isolamento e alleggerire la pressione e la tensione, dopo i misfatti della Crimea e dell’Ucraina. Potrebbe trattarsi di una scelta sotto sotto condivisa con gli alleati, per provare a sbloccare una situazione che finora non ha portato i frutti sperati, anzi ha ancor più irrigidito il Cremlino.
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