In risposta alle polemiche nella Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti, in cui Matteo Salvini si è distinto ancora una volta per la sua attenzione ai diritti umani affermando di voler "radere al suolo i campi Rom", ecco le testimonianze esclusive delle violenze subite dalla comunità Rom di via Amarilli a Roma, che vanno a nostro avviso inquadrate nella più ampia questione della crisi dello Stato di diritto nel nostro Paese, vissuta dalla minoranza Rom in modo particolarmente doloroso. di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
- L'altra faccia della violenza contro la comunità Rom di via Amarilli a Roma (da Agenzia Radicale Video)
"Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti". Questo recita l’articolo 3 della convenzione sui diritti dell’uomo, violato dalla stato italiano relativamente ai fatti della scuola Diaz, secondo quando deciso all’unanimità dalla Corte europea di Strasburgo. Per la Corte europea dei diritti umani quanto accaduto il 21 luglio 2001, in occasione dell’ormai tristemente noto vertice dei G8 di Genova, “deve essere qualifica come tortura”.
Pasqua e pasquetta in carcere per Marco Pannella, Rita Bernardini, Paola Di Folco e Isio Maureddu. Domenica 5 aprile i quattro esponenti radicali hanno visitato il carcere di Rebibbia, lunedì 6, alla stessa ora, sono entrati a Regina Coeli. “Secondo i dati diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria al 31 marzo 2015 – ha dichiarato Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani, giunta al 33esimo giorno di sciopero della fame - i detenuti presenti nei 200 istituti penitenziari italiani sono 54.122 e tornano a risalire dopo gli effetti dovuti ai vari provvedimenti 'svuotacarceri'...
Meno esecuzioni, ma più condanne a morte. Nel suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, Amnesty International fotografa il 2014 come anno nel quale si è registrato un allarmante aumento del numero dei paesi che hanno usato la pena di morte per contrastare reali o presunte minacce alla sicurezza collegate al terrorismo, alla criminalità o all'instabilità interna.
È prevista per oggi 31 marzo 2015 la chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: i circa 700 internati, che popolano le sei strutture rimaste, verranno in parte dimissionati e inseriti in percorsi di recupero individualizzati. I 450 pazienti ritenuti “non dimissibili” saranno, invece, destinati alle nuove Residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza detentive (Rems), che avvieranno un’azione di recupero e una rottura sostanziale con la storia di emarginazione e abbandono che i vecchi manicomi criminali e i più moderni OPG raccontano. di Ludovica Passeri
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