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16/11/24 ore

Eutanasia, la questione politica del diritto di essere “Liberi fino alla fine”



“Confronto teorico”, “proposte legislative”, attenzione per le “vicende singole”: sono queste le tre prospettive indispensabili, secondo il Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, per una riflessione sulle scelte di “fine vita” che sia libera dalle trappole del pietismo, del politicismo e dell’astrazione. La questione è stata oggetto del convegno “Liberi fino alla fine: il Parlamento si faccia vivo”, che si è tenuto a Roma il 19 marzo nell’Istituto di Santa Maria in Aquiro per iniziativa delle associazioni Luca Coscioni e A Buon diritto e ha affrontato i temi di eutanasia, testamento biologico e suicidio assistito senza la presunzione di ridurne la profonda complessità.

 

Se la problematicità del tema può servire come stimolo per un dibattito costruttivo, non può certo diventare la giustificazione di quel silenzio con cui la politica ha accolto la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e il pieno riconoscimento del testamento biologico, depositata alla Camera nel settembre 2013e abbandonata in un cassetto.

 

La Presidente della Camera Laura Boldrini, intervenuta con un messaggio scritto, ha, infatti, sottolineato come il ritardo della politica assuma la forma di silenzio: la scelta istituzionale è stata fino ad oggi quella di “non scegliere”.

 

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha invitato a riflettere sull’estrema pericolosità di questa inaccettabile assenza di discussione, che lede il diritto del popolo di “esercitare l’iniziativa delle leggi”. La vittima è inevitabilmente la democrazia, definita da Emma Bonino nel suo intervento come “malata”, prodotto di “istituzioni deficitarie”.

 

Lo stato inerziale, che secondo il Presidente di ”A buon diritto” Luigi Manconi caratterizza un Parlamento timido in materia di diritti civili, è stato scosso negli ultimi giorni dall’appello “Fine vita: decidere di sé” per la depenalizzazione dell’eutanasia, promosso dai tre sottosegretari Ivan Scalfarotto, Ilaria Borletti Buitoni e Benedetto Della Vedova unitamente al senatore Manconi. L’iniziativa, che ha raccolto più di 40 firme tra deputati e senatori, è un segnale forte dell’autonomia intellettuale che si scontra all’interno dell’arena istituzionale con la resistenza culturale di gruppi promotori di un’opposizione ideologica estremamente efficace e organizzata.

 

Dignità, diritti, autodeterminazione, volontà e coscienza sono le parole chiave del testo che sollecita la calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare. Ad arricchire il confronto con la sua profonda esperienza e conoscenza del dolore il professor Umberto Veronesi, che ha chiarito il significato dell’eutanasia come atto di pietà e ricordato che il dibattito tra “sacralità della vita e responsabilità della vita” è stato risolto proprio da un “cattolico”, il teologo Hans Küng autore dei libri “Della dignità del morire” e“Morire felici?”.

 

La questione del diritto di scegliere come morire rimane profondamente politica e testimonia con chiarezza l’anomalia italiana in materia di diritti civili e di scelte individuali. La frattura tra destra e sinistra, che oggi più che mai appare indecisa e dai contorni indefiniti, “si riproduce inalterata” proprio su questi temi e culmina nell’assurda attribuzione di un colore alle odierne battaglie di civiltà. Non a caso i Parlamentari firmatari della lettera “Fine vita: decidere di sé”, come ha ricordato Luigi Manconi, appartengono all’area di centrosinistra con ben poche eccezioni.

 

A questo si aggiunge l’altra “stranezza italiana”, che colpisce il sottosegretario Ivan Scalfarotto: l’Italia è il paese dell’insensibilità riservata ad ogni questione legata ai progetti di vita individuali, è il paese in cui il cittadino è tutelato soltanto in ragione del suo essere parte di un gruppo. Questo orientamento conduce inevitabilmente ad attribuire alle vittorie civili la prerogativa di essere un successo “nostro” o “loro”.

 

Sotto osservazione è anche la posizione del M5S che fin dagli esordi ha insistito con efficacia sull’importanza della “partecipazione popolare” e che ora, alla prova dei fatti, sembra seguire su questi temi la strada dell’indifferenza proprio come gli altri gruppi.

 

Non sono mancati nel corso della giornata di dibattito spunti per iniziative pratiche e testimonianze di azioni forti già avviate. Il deputato del Pd Giuseppe Civati ha avanzato la proposta di sottoporre un referendum ai capigruppo, affinché si possa definire una posizione che non sia quella ipocrita del silenzio: “incardinare o no la legge presentata dai cittadini nel dibattito parlamentare?”. La risposta di Marco Cappato, Gustavo Fraticelli e Mina Welby è invece quella della disobbedienza civile “in nome del diritto della libertà di scelta”.

 

E’ nato il sito soseutanasia.it, che fornisce “informazioni e in alcuni casi anche assistenza logistica e finanziaria alle persone che vogliono ottenere l’eutanasia, quando vi siano le condizioni previste dalla proposta di legge di iniziativa popolare del Comitato per l’eutanasia legale”. L’iniziativa che, come ha ricordato Cappato, si traduce in termini legali nel “concorso in omicidio del consenziente” si protrarrà fino a quando il Parlamento non porrà fine al letargo politico.

 

E’ lo “scandalo” per Emma Bonino l’arma più efficace contro la frustrazione del non essere ascoltati,una considerazione questa emersa nel contesto di una riflessione più ampia che ha toccato inevitabilmente le carenze del servizio pubblico radiotelevisivo.

 

Pochi giorni fa la dignità del morire ha conquistato uno spazio importante sulla rete La7 all’interno di “Le Invasioni Barbariche”, programma condotto da Daria Bignardi. Gessica Ametrano, presente con un intervento anche al convegno del 19 marzo, ha portato in prima serata con la sua testimonianza l’umanità della scelta di fine vita e insieme la sofferenza di una figlia coraggiosa e di un padre “guerriero” costretto a “lasciarsi morire” perché senza alternative. “Mio padre” ha detto Gessica, consegnando con delicatezza una verità scomoda a migliaia di telespettatori “amava la vita”.

 

Ludovica Passeri

 

- “Liberi fino alla fine: il Parlamento si faccia vivo. L'urgenza di buone regole e buona informazione su testamento biologico ed Eutanasia” (audiovideo da radioradicale.it)

 

 


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