C’è sempre, nelle elezioni italiane, un «sovraccarico etico» dato che, secondo le minoranze politicizzate, a scontrarsi sono il Bene e il Male. Nelle democrazie «destra» e «sinistra» sono degli utili segna-posti. Grazie ad essi, l’elettore può scegliere, a seconda dei suoi gusti e delle sue inclinazioni, dove andarsi a sedere (per chi votare). Ma non significano sempre e dappertutto la stessa cosa. Le persone possono dare, e normalmente danno, significati diversi a queste parole. Variano inoltre l’intensità con cui ci si identifica con la destra o con la sinistra nonché il grado di avversione che si nutre per chi ha scelto l’etichetta opposta, l’opposto segna-posto… di Angelo Panebianco (da Corriere della Sera)
Il difficile cammino verso le elezioni lungo il quale oggi si avvia il Pd con la variopinta compagnia di Di Maio, dei Verdi e di Fratoianni, inizia molto tempo fa: quando i magistrati di «Mani pulite» decisero senza saperlo le sue sorti per i decenni successivi. Quando, decretando l’immunità penale del vecchio Partito comunista — un’immunità che aveva tutta l’aria dell’impunità —, stabilirono di fatto che il vecchio Pci era stato un partito speciale. di Ernesto Galli della Loggia (da Corriere della Sera)
Ma si troverà prima o poi qualcuno in Italia disposto a spendere il proprio nome chiamando certe cose con il loro nome? Si troverà pure prima o poi qualche pensoso intellettuale, qualche celebre attore o accademico, qualche eminente prelato noto alle cronache o almeno qualche conduttore di talk show, disposto a parlare chiaro e a dire che quello che le autorità russe stanno facendo in Ucraina è qualcosa che prima di oggi solo Hitler e Stalin avevano osato fare? Magari auspicando anche un tribunale per giudicare le loro colpe? Non parlo della guerra che Putin ha scatenato il 24 febbraio… di Ernesto Galli della Loggia (da Corriere della Sera)
«Ma non parliamo di Medvedev, lo sanno tutti come è conciato…». E con un gesto inequivocabile, lascia capire qual è il male che affligge l’ex presidente della Russia, autore dell’ormai celebre frase sull’odio verso l’Occidente. Tanto estroso quanto acuto, Gleb Pavlovskij si gode il terzo tempo di una vita molto intensa. Dissidente perseguitato dall’Urss, pioniere del web russo, nonché consigliere personale di Vladimir Putin dal 1996 al 2011, «quando finalmente compresi alcune cose», oggi uno dei pochi critici del Cremlino ancora su piazza, tollerato in virtù del suo passato… di Marco Imarisio (da Corriere della Sera)
Si può fare ancora qualcosa per evitare che modi e toni da Guerra Fredda devastino una volta di più le nostre menti? Chiariamo subito: in tempi come questi, è, più che legittimo, doveroso prendere posizione su questioni come la necessità, o meno, di fornire armi alla resistenza ucraina. O su quale sia la miglior via per raggiungere l’obiettivo che tutti ci riproponiamo, la riconquista della pace… di Paolo Mieli (da Corriere della Sera)
«È iniziata la disfatta militare della Russia. Putin ha sbagliato a voler ricostituire la sfera d’influenza dell’Unione sovietica. La sua violazione della sovranità di altri Stati è la più grande minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza dell’Eurasia». Queste affermazioni non susciterebbero sorpresa se non per l’autore: Gao Yusheng, ex ambasciatore cinese in Ucraina. Il sito dove era apparsa questa sua analisi ha dovuto cancellarla, ma nel frattempo aveva fatto il giro del mondo. È una sconfessione della scelta strategica di Xi Jinping di appoggiare con «amicizia illimitata» Putin... di Federico Rampini (da Corriere della Sera)
Le ragioni della fragilità delle istituzioni democratiche in generale e di quelle italiane in particolare sono ben rappresentate dal seguente ragionamento tautologico: «La democrazia vive fin quando la maggioranza dei cittadini sceglie, liberamente, di appoggiare leader democratici. Se, altrettanto liberamente, i cittadini scelgono di dare il loro consenso a leader non democratici la democrazia muore»... di Angelo Panebianco (da Corriere della Sera)
Comunque si concluda la guerra di aggressione in Ucraina, l’Europa si avvia verso il riarmo (anche l’Italia si è impegnata a incrementare le spese militari). La difesa europea cessa di essere l’idea un po’ velleitaria di un tempo, sta per diventare un fatto. Quasi certamente ciò alimenterà in Europa forme di protesta che si diranno ispirate al pacifismo e che avranno di mira i nuovi «guerrafondai». di Angelo Panebianco (da Corriere della Sera 21/3/2022)
Parlando agli assistenti di studio, il Presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, ha detto ieri: «I referendum sono una cosa molto seria, e perciò bisogna evitare di cercare a ogni costo il pelo nell’uovo e buttarli nel cestino». Poiché sulla sorte degli otto referendum proposti dai radicali e dalla Lega la Corte si pronuncerà tra pochi giorni, può sembrare singolare che chi la rappresenta intenda anticiparne la decisione. Ma in realtà non è così... di Carlo Nordio * (da Il Mattino)
Quello che segue è il testo integrale di una lettera, pubblicata dalla Newsletter degli Amici della Terra l’Astrolabio e inviata alla redazione di Report, Rai 3, dopo un servizio, dedicato a nuovi progetti eolici, redatto con inammissibile superficialità (nella migliore delle ipotesi). Il prof. Danilo Russo*, esperto di chirotteri, scrive dell’importanza della biodiversità che non può essere inutilmente irrisa. Non solo, impartisce una vera e propria lezione di informazione corretta, di uso imparziale del servizio pubblico, di rispetto delle leggi e delle istituzioni. Ovvero, di condizioni essenziali per la democrazia.
Nel benemerito indirizzo di recuperare la dignità dei cittadini, la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha fatto approvare la legge che vincola le Procure a parlare con una voce sola, a limitare comunque le interviste, e soprattutto a ribadire il principio di presunzione di innocenza degli inquisiti. Era tempo. Il nostro sistema penale, infatti, si occupa essenzialmente di tre categorie: dell’imputato sottoposto al processo; del condannato in esecuzione della pena; e delle vittime da risarcire. Ne è sempre rimasto fuori il malcapitato, iscritto per anni nel libro degli indagati, che nel frattempo è stato massacrato dalle insinuazioni, vilipeso dalla stampa e, se ricopre cariche politiche, emarginato dai colleghi, soprattutto se amici. di Carlo Nordio (da Il Messaggero)