di Pierluigi Battista
(da Huffington Post)
Nella veste di nuovo Procuratore di Napoli scelto dal Csm (non dovevano riformarlo?) il magistrato Nicola Gratteri rilascia un’intervista in cui gli sgorga dal cuore un’espressione che anche a noi profani sembra suonare contro un principio di civiltà costituzionalmente tutelato.
“La cosiddetta presunzione di innocenza”, ha sentenziato. Come sarebbe a dire “cosiddetta”. La presunzione di innocenza costringe lo Stato a cercare le prove di un reato se vuole condannarti, prove che devono essere così solide da superare due gradi di giudizio più il verdetto della Costituzione, al termine di un processo che prevede il rispetto del diritto della difesa, per chiamare colpevole il presunto innocente: altro che “cosiddetta”
Che fiducia si può avere nella magistratura se un principio così basilare per lo Stato di diritto viene strattonato così da un magistrato molto famoso?
Non bisogna dimenticare che Nicola Gratteri, in seguito dichiaratosi pentito per quella sciagurata scelta, offrì la sua autorevole firma a un libero negazionista scritto da Angelo Giorgianni e Pasquale Bacco intitolato addirittura “Strage di Stato, le verità nascoste del Covid-19”.
Anche qui “Strage di Stato”, lo Stato come corresponsabile della pandemia, se le parole hanno un senso. Sì certo, poi uno fa marcia indietro e finisce lì. Ma se un cosiddetto innocente viene condannato e trattato come un cosiddetto colpevole, chi mai ci salverà.
Ma non dovevano riformare il Csm?
(da Huffington Post)