Ultimatum o bluff. Il giudizio sulla gestione della crisi da parte di Luigi Di Maio (e la previsione su quanto accadrà nei prossimi giorni) sta tutta in questa alternativa. Si tratta di capire cioè se siamo di fronte a una leadership che avanza a colpi di dichiarazioni stringenti, richieste forti, strategie accorte. O che, fin dalle prime battute, ha fatto credere quel che non era. E poi, non avendo in mano le carte buone, ha finito per infilarsi nel classico cul de sac. di Paolo Macry (da Il Mattino)
Se questa rubrica dovesse scoprire le carte e dichiarare la propria filosofia, cercherebbe aiuto in una pagina de L'individualismo statalista di Giancristiano Desiderio: La commedia è la cifra stilistica dell'anima nazionale. La recita è la ragion pratica della politica. (...) di Guido Vitiello (da Il Foglio)
La passeggiata su Roma, annunciata da Matteo Salvini come risposta a un eventuale governo Pd-Cinquestelle non ha nessun argomento dalla propria parte. Ma, per saperlo, pur essendo cosa assai evidente, è necessario un minimo di cultura delle istituzioni democratiche, cosa che raccomando di acquisire in questo caso al segretario della Lega, ma più in generale anche al suo concorrente Di Maio e a quella informazione che spesso fa loro corona. di Biagio de Giovanni (da Il Mattino)
È una sentenza che lascia perplessi. Dico meglio: lascia un po’ sbigottiti. Per cinque ragioni.
La prima è che non ci sono prove contro gliimputati. Soprattutto contro gli imputati dimaggiore valore mediatico: il generale Mori (e i suoi collaboratori) e l’ex senatore Dell’Utri. di Piero Sansonetti (da Il Dubbio)
«Credo che un’alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 stelle sia del tutto impraticabile. E per quanto Mattarella stia cercando di evitare in ogni modo lo scioglimento delle Camere, non è da escludere che la soluzione finale sia quella di tornare al voto». Biagio de Giovanni, filosofo, eurodeputato e docente di Dottrine Politiche all’Orientale di Napoli, non ritiene percorribile la via di un accordo tra M5s e Pd, partiti distanti non solo politicamente ma anche nel modo di intendere la democrazia... intervista di Simona Musco (da Il Dubbio)
Restava solo da sistemare le cose nero su bianco, evitando imbarazzanti incoerenze tra il parlato e lo scritto e votato dai cosiddetti "cittadini" della piattaforma Rousseau. Il Foglio, particolarmente attento alle finzioni grilline, ne dà conto, dopo aver verificato che "la versione del programma elettorale attualmente disponibile sul sito del Movimento è completamente diversa da quella che c'era a febbraio".
In una stagione di parole a vanvera, inaugurata dai nostri politici ben prima del 4 marzo, non ci sarebbe neppure da meravigliarsi. Tuttavia l’ultima sortita di Alessandro Di Battista (non ce ne voglia per la qualifica di «politico» mentre starà facendo lo zaino per inseguire in Guatemala il Guevara che freme in lui) riesce ancora a colpire.... di Goffredo Buccini (da corriere.it)
Sembra il capolavoro alla rovescia di un sindaco. Spaccare la comunità che governa. È quel che succederà il 14 aprile, quando si confronteranno idealmente due piazze di napoletani. di Paolo Macry (da ilmattino.it)
Siamo giustamente preoccupati per i fatti di casa nostra, incertezze sul governo, confusione nel dibattito pubblico con vincitori delle elezioni che non hanno vinto, ma che dichiarano di aver vinto, con le conseguenze che si possono immaginare. Tra le quali vedo la possibilità, assai concreta, di aprire un pericoloso vaso di Pandora da cui può fuoriuscire l’incomprensione e la delusione di tanti elettori i quali, se il loro capo non diventa premier, si convinceranno che è stato commesso un’attentato alla democrazia, giacché si lascia immaginare che il 4 marzo si sia eletto un governo e che non riconoscerlo sarebbe un vero atto eversivo. di Biagio de Giovanni (da Il Mattino)
Nel quarantennale della legge sull'aborto, in vigore dal 22 maggio del 1978, in Italia i dati raccontano di un grande cambiamento in corso. (da repubblica.it)
I giorni di incertezza pre-consultazioni, la nomina dei capigruppo, i populismi a confronto, le cosiddette “aperture di credito” di Matteo Salvini al M5s e i non-populismi attoniti che non sanno da che parte andare. C’è una mappa possibile? Il filosofo Biagio de Giovanni, professore emerito di Filosofia politica all’Orientale di Napoli, ex europarlamentare ed esponente del Pci-Pds-Ds (poi Pd), dice che, “al di là delle dichiarazioni d’intenti”, l’unione dei due populismi Lega-M5s non gli pare “cosa effettiva”: “L’orizzonte è indecifrabile. Intanto c’è la questione Berlusconi: non è così scontato che si approfondisca la guerra interna al centrodestra e si è visto che la presenza di Berlusconi è un problema in sé per i Cinque stelle. di Marianna Rizzini (da Il Foglio)