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17/05/24 ore

EDITORIALI E COMMENTI

Giustizia: le nomine del ministro Bonafede tutte falcidiate

«…  E poi non rimase nessuno»: l’ultimo verso della filastrocca di Septimus Winner che ispirò l’omonimo giallo di Agatha Christie, ben si attaglia per quello che sta avvenendo in queste settimane al Ministero di Giustiziaguidato da Alfonso Bonafede. Con le dimissioni del capo di gabinetto del ministro, Fulvio Baldi, sono tre i magistrati funzionari che hanno rimesso i loro incarichi presso via Arenula: sei mesi fa Andrea Nocera, capo degli ispettori, lasciò perché indagato a Napoli, mentre Francesco Basentini si è dimesso da direttore del Dap – carica alla quale il ministro l’aveva preferito rispetto al pm Di Matteo, secondo quanto dichiarato da quest’ultimo su La7 al conduttore tv Giletti – dopo che i giudici di sorveglianza hanno mandato ai domiciliari oltre 400 detenuti, essendo mancate soluzioni alternative. di Luigi O. Rintallo 

 

- Di Matteo vs Bonafede lo scontro tra rappresentanti delle istituzioni si consuma in televisione di L. O. R.

Governare “a cavolo” in tempi di Covid-19

Dunque va bene anche 1 metro, dopo tre mesi di raccomandazioni sul distanziamento fisico di almeno 1 metro e mezzo, se non due, già solo per il passeggio in luoghi aperti. Fino a due giorni fa si parlava persino di 4 metri tra un tavolo e l'altro al ristorante, mentre per le spiagge si ragionava addirittura in metri quadri... Insomma, è finita un po' come per le mascherine: prima inutili, poi indispensabili; prima necessariamente certificate dal “bollino sanitario”, infine ammesse anche se prodotte fai da te con mezzi di fortuna. di Antonio Marulo

Immobilismo apparentemente operativo… è così che si governa un paese allo stremo?

I tre voti su dieci che, alle elezioni del 2018, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto lo hanno reso il perno delle alleanze politiche in questo Parlamento. Nell’arco di due anni ciò ha condotto alla formazione attorno ad esso di due maggioranze diverse, con finalità opposte fra loro sul piano dell’azione di governo, se non altro in termini di rapporto con le basi sociali alle quali un governo risponde. È emersa così evidente la sua natura prevalentemente strumentale e opportunistica, che ormai stenta ad essere occultata dietro il proclamato continuismo degli intenti perseguiti. di Luigi O. Rintallo

Di Matteo vs Bonafede: lo scontro tra rappresentanti delle istituzioni si consuma in televisione

La polemica divampata attorno alla telefonata che il pm Nino Di Matteo ha fatto durante la trasmissione Non è l’arena di La7, per il momento, è stata trattata dall’informazione al pari di una improvvisa fiammata subito soffocata. Secondo il membro del CSM, già procuratore in Sicilia, le decisioni sulla nomina nel 2018 del direttore del Dipartimento amministrazione penitenziaria sarebbero state in qualche modo condizionate dai mafiosi. Da alcune note informative della polizia penitenziaria, ha raccontato Di Matteo, risulterebbe la reazione di alcuni capi mafia detenuti all’indiscrezione che il ministro Bonafede aveva offerto al magistrato l’incarico di direttore del Dap e il giorno dopo tale incarico sfumò nel corso di un colloquio con il Guardasigilli. Un’affermazione insidiosissima che ha lasciato strabiliato il ministro dei 5Stelle alla Giustizia, il quale – va rammentato – è il solo responsabile dei dicasteri di peso ad aver conservato l’incarico che ricopriva nel precedente governo M5S-Lega guidato sempre da Giuseppe Conte, a dimostrazione della rilevanza del suo ruolo politico nella compagine pentastellata. di Luigi O. Rintallo

Carcere e diritto alla salute nello Stato di Diritto

I recenti fatti di cronaca che hanno riguardato provvedimenti adottati da Tribunali di Sorveglianza in materia di esecuzione con riferimento a detenuti affetti da gravi patologie hanno suscitato molto clamore nell’opinione pubblica, ondate di indignazione e iniziative politiche volte a modificare l’assetto normativo… Nella quasi certezza di essere confinato, come molto frequentemente accade, in una minoranza di pensiero, vera e propria nicchia di riflessione non omologata. di Fabio Viglione

Il colpevole silenzio del partito comunista cinese in nome dell’antidemocrazia

Quella che si va prefigurando per il nostro Paese è una situazione molto molto rischiosa. Il coronavirus, con le sue drammatiche conseguenze socio-sanitarie è piombato su una realtà già largamente compromessa, con il suo enorme debito pubblico (prodotto da molti anni di scelleratezze) e con il quadro politico-istituzionale corroso da decenni di assenza di Stato di diritto. Ma la prospettiva economica che va prendendo forma si prefigura addirittura peggiore di quella sanitaria dolorosamente segnata da migliaia di morti. I suoi effetti potrebbero essere catastrofici anche dal punto di vista degli equilibri sociali e con rischi di conflitti incontrollabili. di Giuseppe Rippa