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16/11/24 ore

M5S: la “democrazia diretta” e il programma votato per finta



C'è un Movimento 5 Stelle elettorale e un Movimento 5 Stelle post-elettorale: uno di lotta, per acchiappare voti a destra e a sinistra; uno di governo, per comandare con la destra o con la sinistra (tanto è uguale), con la benedizione dell'odiato establishment. Questo era apparso chiaro anche ai più distratti, senza tuttavia suscitare particolari clamori.

 

Sulle giravolte programmatiche di Luigi Di Maio, pur di salire a Palazzo Chigi, infatti, pochi avevo fin qui osato fare tante storie. Salutate da molti con sollievo, digerite dall'ala rivoluzionaria del Movimento per amor di potere, costituivano - se viogliamo - la prova che dietro il vaffa populista c'era in fondo un'anima non proprio anti-sistema. Restava solo da sistemare le cose nero su bianco, evitando imbarazzanti incoerenze tra il parlato e lo scritto e votato dai cosiddetti "cittadini" della piattaforma Rousseau.

 

Il Foglio, particolarmente attento alle finzioni grilline, ne dà conto, dopo aver verificato che "la versione del programma elettorale attualmente disponibile" sul Blog delle Stelle "è completamente diversa da quella che c'era a febbraio".

 

Dalla politica estera all'Euro, nella nuova edizione riveduta e corretta post-voto si modificano i passaggi più delicati, soprattutto su temi che oggi vedono i vertici grillini su posizioni opposte a quelle note fin dalle origini.

 

In particolare, il nuovo “programma Esteri” - scrive Luciano Capone - è stato bonificato: tolte le contestazioni alla Nato e agli Stati Uniti, addolcite le critiche all’euro e all’Ue, smussati gli elogi alla Russia. Il capitolo su “Sovranità e indipendenza” si apriva così: “Il caos che regna in Libia dimostra che l’unilateralismo dell’intervento umanitario è fallito”. E ancora: “Ripudiamo ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e ingerenza straniera”. Tutto sparito. Nella nuova versione si parla di “affrontare insieme in Europa” le sfide del domani “come stati sovrani liberi e indipendenti” nel mondo multipolare. Un’altra musica, più soft.

 

Il capitolo sul “Ripudio della guerra” partiva secco: “Iraq, Somalia, ex Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Ucraina, Siria. L’elenco dei paesi distrutti dall’unilateralismo occidentale potrebbe essere molto più lungo”. E proseguiva catastrofico: “Le guerre di conquista dell’ultimo periodo hanno portato il mondo a un passo dall’Apocalisse e hanno prodotto centinaia di migliaia di morti, feriti, mutilati e sfollati. Territori devastati, smembrati, economie fallite, destabilizzazioni estese a intere regioni e milioni di persone”. Tutto cancellato. Ora il tono è più posato e burocratico, si parla di “ricerca del multilateralismo, della cooperazione e del dialogo tra le popolazioni” e si ribadisce che “le operazioni per il mantenimento della pace debbano svolgersi in stretta ottemperanza ai principi della Carta dell’Onu”.

 

Il passaggio dall' “Apocalisse” alla “stretta ottemperanza” è niente rispetto alla metamorfosi della posizione sulla Nato: “Il ‘sistema di sicurezza occidentale’ non solo non ci ha reso più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno. Dall’invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria – c’era scritto – il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di aree fondamentali per la sicurezza e l’economia dell’Europa”. L’Alleanza atlantica veniva descritta come la causa principale dell’instabilità globale, arrivando a vagheggiare una rottura del patto: ci sarebbe ormai “una discordanza tra l’interesse della sicurezza nazionale italiana con le strategie messe in atto dalla Nato”. Per questo il M5s proponeva un “disimpegno da tutte le missioni militari della Nato in aperto contrasto con la Costituzione”.

 

Tutti gli attacchi alla Nato sono stati eliminati. Nella nuova versione, cambiata poco prima o poco dopo le elezioni, il passaggio più duro parla dell’“esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla Nato”.

 

Anche la parte sul “medio oriente” era una dura accusa all’occidente: “I nostri governi hanno distrutto intere popolazioni, come quella siriana, seguendo l’interventismo occidentale della Nato, cui l’Italia ha colpevolmente prestato il fianco rompendo le relazioni diplomatiche con Damasco”. Ora è stato tolto ogni riferimento al regime di Assad e compaiono le responsabilità dei paesi arabi, che hanno “un sistema di governo a dir poco inadeguato agli standard universali”.

 

Analogamente sono state riviste le critiche all’euro (da “La situazione italiana nella zona euro è insostenibile. Siamo succubi della moneta unica” a “Questo non significa abbandonare perentoriamente la moneta unica”). Il capitolo sulla Russia è stato emendato da alcune critiche sulle sanzioni. “L’Ue, adeguandosi agli Usa – c’era scritto –, ha gradualmente imposto misure restrittive nei confronti della Russia” e si aggiungeva che le “azioni di Mosca” in Crimea e Ucraina erano “volte al mantenimento della sua sfera di influenza nello spazio ex sovietico a fronte del progressivo allargamento della Nato”. Tutto sparito.  

 

Questi esempi riguardano solo le dieci paginette del “programma esteri”, ma vanno moltiplicati per le altre diciannove aree tematiche più le quattro aggiunte senza alcuna votazione. Nel “programma Banche” sono state inserite proposte mai votate, dal “programma Lavoro” è stato rimosso il capitolo sui “Sindacati senza privilegi”. Ci sono programmi stravolti come quello sullo “Sviluppo economico” sceso da 92 a 9 pagine e altri rielaborati da capo a piedi come quello sull’Agricoltura.

 

Questa manovra, - conclude il suo articolo Capone - che riguarda il principio più sacro (la democrazia diretta) e lo strumento più importante (il programma) della vita politica del partito, svela la grande finzione del M5s e la potenza totalitaria del suo meccanismo. La storia è piena di partiti che hanno tradito il programma elettorale, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Ma qui si fa un passo ulteriore: il programma viene stravolto in segreto per far credere a militanti ed elettori che è quello che loro hanno sempre voluto e consacrato con il voto. Più che la volontà generale di Rousseau, è un sistema che ricorda la fattoria degli animali di Orwell...

 

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